Lo scorso 5 aprile 2023, nei sentieri del monte Peller, Trentino, un ragazzo di 26 anni è stato ferito a morte da un orso mentre svolgeva la sua abituale corsa, non lontano dal paese in cui viveva. L’animale che ha aggredito il giovane è un’orsa di 17 anni, nata in Trentino nel 2006 da orsi bruni provenienti dalla Slovenia (per l’esattezza 10 esemplari), inseriti nell’ambiente boschivo delle zone del Trentino occidentale, Bolzano, Verona e Sondrio in seguito ad un progetto chiamato “Life Ursus”, avviato a partire dal 1996 con l’obiettivo di rinfoltire la comunità di esemplari di orsi nelle Alpi centrali in quanto le popolazioni di orsi autoctoni di tali aree erano prossimi all’estinzione. Gli esemplari di orsi sloveni avrebbero dovuto ricreare una popolazione di 40-50 orsi bruni in circa vent’anni; tuttavia, in Trentino oggi vivono quasi 100 esemplari.
Già il 22 giugno 2020 l’orsa JJ4 aveva aggredito un padre e un figlio e, già allora, era stata fatta richiesta di abbattimento da parte della Provincia di Trento, successivamente annullata. Tale esemplare, come anche altri (“Daniza” che nel 2014 venne uccisa dopo aver aggredito un cacciatore di funghi; “KJ2”, orsa che nel 2017 aggredì un uomo a spasso col suo cane: esemplari che appartengono all’opera di introduzione compiuta da Life Ursus), sono stati protagonisti di aggressioni alla popolazione delle aree di reinserimento.
Ora è in corso un’ordinanza di abbattimento per l’orsa JJ4, al momento sospesa (l’11 maggio verrà promulgata la decisione dei giudici amministrativi del Tar di Trento in merito alla questione), richiesta dal Presidente della Provincia Maurizio Fugatti, il quale ha previsto l’abbattimento di altri 50 esemplari per ridurre la presenza dell’orso nelle valli trentine.
Tale ordinanza ha fatto scatenare l’opinione pubblica: varie associazioni ambientaliste come l’Organizzazione Nazionale Protezione Animali (Oipa), Legambiente e la Lega Anti Vivisezione (Leal) hanno definito la decisione di abbattere l’orsa come mossa da uno “spirito di vendetta” nei confronti dell’animale; la posizione assunta da tali, ed altre, associazioni sono state largamente condivise in questo periodo da veterinari, liberi cittadini e vari esperti; questi ultimi, in particolar modo, fanno notare come non sia il numero di orsi a generare problema ma, piuttosto, le occasioni di incontro con gli esseri umani, che dovrebbero essere limitate.
Di sicuro il problema della gestione degli esemplari presenti in Trentino è un dato su cui associazioni, esperti (e non) hanno, in questo periodo, dibattuto molto, soprattutto in seguito alla divulgazione della notizia sul collare dell’orsa JJ4, il quale era inattivo da un po’, in quanto scarico.
Tale posizione è stata portata avanti anche dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto dicendo che: “È chiaro che si sta ponendo un problema, che ormai dura da anni, dovuto alla scelta dell’uomo di ripopolare forzatamente con una specie di orsi proveniente dai Balcani che non è la stessa che abbiamo in Abruzzo dove la convivenza è più facile. Su questo si è aperto un dibattito sulla gestione“.
In questo momento l’orsa è stata trasferita nel centro di Casteller (luogo dove è stato posto anche l’esemplare M49, catturato nel 2020 in seguito a varie incursioni in aree abitate avvenute nel 2019), definito da vari ambientalisti, forse con accenni troppo zelanti ed azzardati, “un lager” in cui gli orsi sono chiusi entro recinsioni elettrificate e metalliche molto alte.
Ad oggi la decisione di abbattimento tramite eutanasia è sospesa, ulteriori novità verranno promulgate l’11 maggio.
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