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Economia news

Il panorama delle società a partecipazione statale in Italia

In Italia vi sono molte società a partecipazione statale, si tratta di aziende in cui lo stato, attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, o gli enti locali (regioni, province, comuni), detiene una quota di proprietà. Se la quota è superiore al 50% si tratta di società a controllo pubblico, anche quando la maggioranza delle quote è in mano a più amministrazioni pubbliche. Parliamo dunque principalmente di società per azioni o a responsabilità limitata che offrono servizi di interesse generale e fanno parte di settori strategici per il Paese. 

La partecipazione si dice “diretta” se l’ente la possiede direttamente, oppure la partecipazione può essere indiretta se le quote sono possedute attraverso un’altra partecipata. Precisiamo inoltre che queste società possono essere quotate in borsa, non quotate o avere solo i propri strumenti finanziari quotati.

Di norma queste società hanno un Consiglio di Amministrazione (CdA) che può attribuire le deleghe di gestione ad un amministratore delegato.

Il MeF detiene partecipazioni di maggioranza in sei società quotate:

  • Banca Monte Paschi di Siena S.p.A. (64,23%)
  • Enav spa (53,28%)
  • Enel spa (23,59%)
  • Eni spa (4,34%) [Cassa depositi e prestiti spa detiene una partecipazione del 25,76%]
  • Leonardo spa (30,20%)
  • Poste italiane spa (29,26%) [Cassa depositi e prestiti spa detiene una partecipazione del 35%]

Società con strumenti finanziari quotati

  • Amco spa – Asset management company spa (100%)
  • Agenzia Nazionale per l’Attrazione degli Investimenti e lo Sviluppo d’impresa spa (Invitalia) (100%)
  • Cdp – Cassa depositi e prestiti spa (82,77%)
  • Fs – Ferrovie dello Stato Italiane spa. (100%)
  • Rai – Radio televisione italiana spa (99,56%)
  • Sace spa (100%)

Società non quotate

  • ANPAL Servizi s.p.a. (100%)
  • Arexpo spa (39,28%)
  • Consap – Concessionaria servizi assicurativi pubblici spa (100%)
  • Consip spa. (100%)
  • Equitalia giustizia spa (100%)
  • Eur spa. (90%)
  • Giubileo 2025 (100%)
  • Gse – Gestore dei servizi energetici spa (100%)
  • Infrastrutture Milano Cortina 2020 – 2026 spa (35%)
  • Invimit Sgr – Investimenti immobiliari italiani società di gestione del risparmio spa (100%)
  • Ipzs – Istituto poligrafico e zecca dello Stato spa. (100%)
  • Italia Trasporto Aereo S.p.A (100%).
  • Cinecittà S.p.A. (100%)
  • Mefop – Società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione spa (57,7%)
  • Pago PA S.p.A. (100%)
  • Ram – Rete autostrade mediterranee spa (100%)
  • Sogei – Società generale di informatica spa (100%)
  • Sogesid spa (100%)
  • Sogin – Società gestione impianti nucleari spa (100%)
  • Sose – Soluzioni per il sistema economico spa (88,8%)
  • Sport e salute spa (100%)
  • STMicroelectronics holding N.V. (50%)
  • EUtalia Studiare Sviluppo srl (100%)

Al primo posto delle “superstar” pubbliche abbiamo Ferrovie dello Stato controllata al 100% dal MeF e vale 41,54 miliardi, segue con 21,1 miliardi Cassa Depositi e Prestiti (82,77%). Terza è Enel con 11,44 miliardi per il 23,59%, quarta la Rai con 7,62 miliardi per il 99,56%. Quinto posto con 4,9 miliardi per la Sace (100%). Quinta è STMicroelectronics con 4,4 miliardi (13,75%) detenuta alla pari con il governo francese (Il MeF detiene il 50% della STMicroelectronics holding N.V. che è azionista per il 27,5% di STM), infine abbiamo Poste Italiane con 2,97 miliardi (29,26%); Enav con 1,19 miliardi (53,28%) e Leonardo (30,2%) con 1,46 miliardi.

Le partecipate statali portano ogni anno al Tesoro dividendi miliardari, Enel con 858 milioni di dividendi, Cdp 1,84 miliardi, Poste 194 milioni. Sono 2,89 miliardi di entrate con tre società.

In generale, l’idea di uno Stato azionista che agisce dove il mercato è sottile e interviene in situazioni di crisi può essere plausibile in certi contesti. Tuttavia, l’intervento dello Stato deve essere guidato da una gestione oculata e responsabile delle risorse pubbliche, evitando di incorrere in sprechi e “malinvestimenti”.

La vicenda di Ita (e Mps) può essere vista come un tentativo per il Governo di salvaguardare un’importante azienda nazionale e, al tempo stesso, di preservare i posti di lavoro. Tuttavia, l’operazione dovrebbe essere finalizzata a una rapida uscita del governo dalla gestione dell’azienda, una volta che la crisi è stata risolta e l’azienda è stata ristrutturata.

Lo Stato dovrebbe agire come un garante della stabilità economica e sociale del Paese, intervenendo solo quando necessario per tutelare gli interessi dei cittadini e dell’intera collettività.

Andrea Parasole

Fonti:

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