La Sindrome dei Buddenbrook è una problematica sempre attuale che colpisce molte imprese familiari, grandi e piccole, e spesso è influenzata dalle dinamiche familiari. Il ricambio generazionale rappresenta un momento delicato per l’azienda, poiché il cambio di governance solitamente avviene a favore dei figli o dei parenti più stretti, causando incertezza tra investitori e stakeholder. Inoltre, non è raro che gli eredi stessi causino il fallimento dell’impresa di famiglia a causa di perdita di interesse, incapacità e mancanza di motivazione, spesso già a partire dalle generazioni successive alla seconda.
Questa condizione prende il nome di Sindrome dei Buddenbrook, dal romanzo dello scrittore tedesco Thomas Mann I Buddenbrook, che narra la storia di una famiglia di mercanti della seconda metà dell’Ottocento, soffermandosi sulla vita della famiglia fino alla terza e quarta generazione, e sulla sua rapida decadenza economica.
L’impresa familiare è il modello aziendale più diffuso nei Paesi dell’Europa occidentale, rappresentando una grande percentuale anche in Italia, soprattutto per le piccole e medie imprese. Secondo il rapporto Cerved PMI 2018, in Italia vi sono circa 101.000 PMI (piccole medie imprese) familiari: società in cui una famiglia ha almeno il 50% + 1 dei diritti di voto, con una maggiore incidenza al sud e nelle isole, rappresentando il 75% delle imprese, rispetto al 67% del resto del territorio nazionale. L’incrocio con un’analisi sulla composizione del consiglio d’amministrazione ha consentito di individuare, nell’ambito delle imprese familiari, quelle che si sono aperte a manager esterni da quelle che invece mantengono tutte le posizioni di comando nell’alveo della famiglia. In particolare, sono state individuate 54.000 PMI “chiuse” in cui non vi sono azionisti esterni alla famiglia.
I settori produttivi in cui è più alta la concentrazione di aziende familiari sono l’industria alimentare, quella delle strutture turistiche ricettive e la manifattura in cui spiccano la lavorazione del legno anche legata alla produzione di mobili, l’industria della carta e quella tessile. Tra le imprese familiari più importanti in Italia rientrano Exor, Ferrero, Luxottica, Fininvest e molte altre.
Un aspetto peculiare da considerare è la presenza di leader ultrasettantenni che, secondo l’osservatorio AUB, dal 2010 al 2020 sono aumentati dal 17,5% al 27,8%. Questo dato suggerisce la necessità di affrontare in modo strategico e preparato il passaggio generazionale nelle imprese familiari italiane, al fine di garantirne la continuità e la competitività a lungo termine.

Questa problematica ha portato alla luce un dibattito importante: sebbene sia vero che il sistema capitalistico richieda la capacità degli individui di prevalere su chi non si adatta, la questione si pone su come fare in modo che l’impresa familiare possa essere gestita in modo efficiente e duraturo. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di formare i successori per fare in modo che l’azienda continui a crescere e innovarsi anche nelle generazioni future.
È importante notare che la Sindrome dei Buddenbrook non è l’unica sfida che le imprese familiari devono affrontare durante il processo di successione. Altri fattori come la mancanza di pianificazione a lungo termine, la scarsa trasparenza nella gestione aziendale, le difficoltà di comunicazione tra membri della famiglia, la resistenza al cambiamento e la mancanza di competenze manageriali possono mettere a rischio la continuità dell’azienda.
Per evitare questi rischi, le imprese familiari dovrebbero adottare alcune buone pratiche durante il processo di successione. È importante che la famiglia definisca una chiara strategia di successione, includendo un piano dettagliato per la transizione di potere.
Le imprese familiari dovrebbero promuovere la formazione e lo sviluppo dei membri della famiglia che intendono entrare a far parte dell’azienda, al fine di garantire che abbiano le competenze e le conoscenze necessarie per gestire l’azienda con successo. Inoltre, dovrebbero essere promosse politiche di meritocrazia, per garantire che i membri più competenti e motivati siano scelti per guidare l’azienda.
È importante che le imprese familiari sviluppino una cultura aziendale forte e condivisa, che promuova i valori e gli obiettivi dell’azienda. Questo può aiutare a mantenere l’impegno dei membri della famiglia verso l’azienda e promuovere una gestione efficace e responsabile dell’impresa.
In conclusione, la Sindrome dei Buddenbrook rappresenta una problematica importante per le imprese familiari, ma anche un’opportunità per rinnovarsi e crescere. È necessario che le aziende familiari siano in grado di gestire il cambio generazionale in modo efficace, investendo nella formazione dei successori e nella ricerca costante di innovazione.
Andrea Parasole
Fonti:
- https://research.cerved.com/analisi/le-pmi-familiari-in-italia-unanalisi-basata-sulla-tecnologia-dei-grafi/
- Osservatorio AUB, “Le imprese familiari in Italia – Report 2021” https://www.aidaf.it/wp-content/uploads/2022/01/25/435-Report-AUB-25.01.2022_PRESENTAZIONE_FINALE_16_9.pdf
- indagine “Family Business in Europe” del 2019, realizzata da KPMG in collaborazione con European Family Business (EFB), che ha analizzato un campione di oltre 1.200 imprese familiari in tutta Europa