“Mare fuori” impazza fragorosamente. I protagonisti sono i ragazzi dell’Istituto Penale per minori di Napoli; è qui che diventano adulti troppo presto, affrontano il carcere e le sue regole, ma anche la paura di lasciare fuori, insieme al mare, anche i propri sogni e i propri affetti. Ognuno di loro nasconde il peso forse troppo grande di una storia familiare o personale che emerge e si snoda attraverso i flashbacks che riportano lo spettatore indietro nel tempo, a qualche ora o giorno prima dell’arresto.
Le loro storie presentano i protagonisti e cosa li ha spinti a diventare chi sono: chi si trova in carcere come conseguenza di una scelta consapevole, chi invece ci è “capitato” a causa di una sfortunata contingenza e chi perché, invece, ha fatto semplicemente tutte le scelte sbagliate. La scelta di uno scenario come l’IPM non è casuale: gli adolescenti sono coloro i quali si affacciano al mondo delle emozioni nella stagione della vita di un essere umano in cui sarà possibile provarle nella maniera forse più intensa in assoluto, è quella età in cui inizia a nascere e crescere il corpo e la consapevolezza dei sentimenti: l’odio, l’amore, l’amicizia e perché no, anche la vendetta. Ognuno di loro, alla stessa stregua di ogni ragazzo comune, prova sentimenti in maniera dirompente, a volte contrastante e forse più intensamente degli altri, a causa dell’assenza della libertà che li costringe e guardare il cielo e il mare tanto amato da dietro le sbarre. Napoli come tutte le città sul mare trasmette la speranza e il desiderio insaziabile di libertà, profondamente radicato nei cuori di chi al mare ci è nato e cresciuto, lo stesso messaggio contemporaneo di cui la società attuale ha imminente ed estremo bisogno, portato dalla serie TV sul piccolo schermo: è tempo per i ragazzi, forse tutti, non solo per i protagonisti di questo piccolo fenomeno sociale che è la serie stessa, di affrancarsi dalle dinamiche del passato, quelle dell’orgoglio, dell’onore, dei legami familiari che rappresentano le vere catene e di concedersi al perdono, alle nuove possibilità e a all’amore, che è l’unica possibilità di riscatto.
“C’è un problema, Gennà: al Beccaria di Milano nun ce sta «o’ mar for»”.
“E allora tu portatelo dentro”.
Sofia D’Emilio