Tra fake news e propaganda
Pochi giorni fa i principali quotidiani italiani – tra i quali il Corriere della Sera e La Repubblica – hanno raccontato la storia di una donna campana, tale Giuseppina Giuliano, collaboratrice scolastica presso un istituto lombardo. La storia in sé e per sé non desterebbe alcuna attenzione se non fosse per alcune dichiarazioni della Giuliano stessa, la quale ha sostenuto di fare la pendolare da Napoli a Milano in treno per recarsi presso il posto di lavoro. A detta della collaboratrice scolastica, che percepisce uno stipendio mensile di circa 1200€, affittare una stanza nella metropoli lombarda richiederebbe più di 600€ mentre lo spostamento in treno le costerebbe soltanto 400€. Questa sarebbe la principale motivazione per la quale Giuseppina trascorrerebbe più di 8 ore al giorno in treno.
La notizia è diventata subito virale e sono stati molti ad elogiare il comportamento della donna, disposta a percorrere quotidianamente centinaia di chilometri pur di lavorare. Se gli elogi fossero stati perpetrati sui social da utenti semisconosciuti, non starei qui a commentare, ma la cosa che maggiormente mi desta preoccupazione è che ad elogiare lo stacanovismo di Giuseppina siano stati giornalisti (vedi Maurizio Crippa, vicedirettore del Foglio) e anche politici (tale Anna Lisa Baroni, politica di Forza Italia). In una fase storica e politica in cui si parla tantissimo dei diritti dei lavoratori, mi stupisce sia la superficialità con la quale si esalta il comportamento di una donna che rinuncia ad avere una vita pur di percepire uno stipendio nemmeno troppo alto, sia la superficialità con cui si inveisce contro i percettori del reddito di cittadinanza, accusati di non voler lavorare. I più importanti mass media del paese non si limitano più a riportare un fatto ma ne associano anche un messaggio politico, confermando quella preoccupante tendenza per cui la politica si fa supportare sempre di più dall’informazione. Non a caso, nel momento in cui l’attuale governo fa di tutto per abrogare il reddito di cittadinanza, i giornalisti ne supportano le tesi elogiando la Stachanov del XXI secolo.
Qual è il messaggio che i giornalisti vogliono trasmettere ai lettori? Che se vogliono ottenere un posto di lavoro devono essere disposti a rinunciare alla propria vita? Che se vogliono essere ben ricompensati devono sposarsi con il proprio lavoro così come fece Stachanov nella Russia sovietica? Chissà, magari anche a Giuseppina daranno una medaglia al merito, esattamente come Stalin la diede al minatore Stachanov dopo che questi estrasse una quantità di carbone superiore a quella che gli altri minatori estraevano nello stesso intervallo di tempo.
Come se tutto ciò non fosse già sufficiente, alcuni utenti hanno sollevato una polemica in merito alla veridicità delle dichiarazioni di Giuseppina; com’è possibile che la Giuliano arrivi a Milano alle 8.00 – orario in cui i collaboratori scolastici solitamente iniziano la loro giornata lavorativa – se ogni mattina deve partire da Napoli? E com’è possibile che non sia riuscita a trovare una stanza di 400 € nella periferia milanese o nelle città vicine come Pavia? A seguito del polverone mediatico suscitato dai social e da giornalisti non professionisti (vedi Selvaggia Lucarelli) – e non dai giornalisti iscritti all’Albo, i quali forse hanno dimenticato che dovrebbero sempre verificare le fonti prima di pubblicare un articolo – i quotidiani hanno cominciato a dubitare di queste affermazioni. Libero, ad esempio, ha posto delle domande ai colleghi di Giuseppina e ne è emerso che l’indefessa bidella campana avrebbe lavorato pochi giorni poiché avrebbe usufruito di tutti quei permessi, congedi, giorni di malattie, ferie, 104 e chi più ne ha più ne metta che spettano al lavoratore. Inoltre, effettuando alcune ricerche sui siti di Trenitalia, sembrerebbe che viaggiare tutti i giorni da Napoli a Milano in quelle determinate fasce orarie costerebbe ben più di 400€.
Ci troviamo dunque dinanzi ad una fake news spacciata per vera dai mass media per alimentare la propaganda stacanovista? Ma soprattutto, possiamo ancora fidarci della veridicità dei quotidiani? Mi preme sottolineare come l’attacco ai mass media, accusati di essere poco obiettivi e parziali nella narrazione dei fatti, sia stato sferrato già qualche giorno fa dopo la cattura del boss mafioso Matteo Messina Denaro e, mesi prima, dopo lo scoppio della guerra russo-ucraina, dove la narrazione dei fatti è stata giudicata troppo di parte.
L’informazione è davvero libera? La libertà di stampa è ancora garantita?
Francesca Vernuccio