Quando l’Italia e Hollywood non erano distanti
La notizia della morte di Gina Lollobrigida è l’ennesimo segnale che siamo inesorabilmente giunti al momento di stasi peggiore di sempre per quanto riguarda il genio artistico italiano. Viene a mancare un’altra corda in quel meraviglioso violino che era l’Italia della dolce vita, l’esempio di una generazione che dal niente ha costruito tutto, che la guerra ha piegato ma non ha spezzato.
La Lollo, com’era affettuosamente soprannominata da tutti, è stata l’incarnazione della bellezza e del fascino che la nostra nazione con fierezza poteva ostentare nel mondo. In un periodo nel quale per raggiungere il successo bisognava avere il Talento con la t maiuscola, Cinecittà era l’esempio internazionale del grande cinema ed era quasi scontato che una diva del suo calibro fosse di casa ad Hollywood, a fianco di attori come Tyrone Power e Anthony Queen. Marilyn Monroe le disse: «Ma lo sa che mi chiamano la Lollo d’America?». Dopo aver girato un documentario a Cuba e intervistato Fidel Castro, i rotocalchi dell’epoca vollero il generale follemente innamorato di lei e presagirono una minaccia in grado di far crollare le certezze del regime.

Ma Gina non era solo una delle più belle attrici del mondo. Donna di grandissima cultura, durante la sua vita, lunga ben 96 anni, si è espressa nelle arti a 360 gradi. Ricordiamo le sue sculture, le fotografie e i disegni, che sino all’ultimo continuava a realizzare.

L’eterna rivale, la mitica Sophia Loren si è espressa così: “La tua stella brillerà per sempre”. Noi ci uniamo al cordoglio augurandoci che la sua luce sia di ispirazione in questo secolo arido e che la sua arte non venga mai dimenticata.

Massimiliano Milone