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Film e serie tv

The Bad Guy è la serie spacchiusa che aspettavamo (contiene spoiler)

Se iniziate a leggere questo articolo presumiamo voi abbiate già visto la nuova serie di Prime Video, The Bad Guy. O che non vi diano fastidio gli spoiler. O che vi diano fastidio ma avete tendenze autolesioniste come la bella Teresa Suro, amorevolmente chiamata “‘a foda” (la pazza) dal padre.

The Bad Guy si apre con una frase che sarà possibile capire solo alla fine: “Se io metto un piede su qualche mina, la prossima a saltare in aria sarà tua sorella!” dice la poliziotta Leonarda Scotellaro al presunto latitante di mafia che sta cercando e che, in realtà, è suo fratello. La minaccia quindi ha un doppio senso di umorismo nero.

Le scene successive sono la libera interpretazione di fatti realmente accaduti. Si scopre il covo del “capo dei capi”, ma il protagonista propone di non perquisirlo e usarlo per tendere una trappola ai mafiosi. Nella serie, si decide di perquisirlo ugualmente, citando il fatto che contenga una cassaforte con importantissimi documenti sulla Trattativa Stato-mafia. In questo caso è la realtà ad essere più assurda rispetto alla serie: dopo la cattura di Totò Riina, il covo non venne perquisito, ma non venne nemmeno tesa alcuna trappola. Le forze dell’ordine entrarono nel covo ben 18 giorni dopo l’arresto di Riina, trovandolo bello che vuoto. Un buco nel muro suggeriva che vi si trovasse una cassaforte, evidentemente rimossa, addirittura si trovarono i mobili accatastati al centro delle stanze e le pareti ritinteggiate. Il covo era stato ripulito con tale meticolosità che questo ha dato adito nel corso degli anni a numerosissimi dubbi e controversie riguardo ad un coinvolgimento dello Stato, infatti la vicenda è inclusa nel processo chiamato “Trattativa Stato-mafia”.

Se questa vicenda è ispirata a Totò Riina, la successiva assomiglia fortemente ad una storia vera di Bernardo Provenzano, boss di Cosa Nostra dopo l’arresto di Riina. Nelle serie, infatti, si racconta che il boss beve una speciale marca di acqua piovana della foresta amazzonica. Questo porta il magistrato Nino Scotellaro a dedurre che il boss soffra di insufficienza renale e stia aspettando un trapianto. La mafia tenta di condurre l’operazione chirurgica in gran segreto dentro il nascondiglio, ma viene interrotta. La storia è del tutto simile a quella di Bernardo Provenzano: durante la latitanza si è operato alla prostata in gran segreto a Marsiglia. Anche qui, la realtà è più oscura rispetto alla serie: il medico Attilio Manca fu poi trovato morto a causa di un mix di eroina, alcol e tranquillanti. Ritenuto un suicidio, le indagini ignorarono molti particolari: la siringa era priva di impronte (quindi il medico l’avrebbe pulita prima di morire) ed il foro si trovava sul braccio sinistro, ma si dà il caso che Manca fosse mancino (avrebbe dunque iniettato nel braccio destro usando la mano sinistra, non viceversa).

Nonostante questi elementi, la serie è riuscita a creare controversie per ben altra invenzione: il Ponte sullo Stretto di Messina. Più specificatamente per il fatto che il Ponte crolla perché era stato costruito dalla mafia. Questa invenzione non è piaciuta al Ministro per le Infrastrutture, Matteo Salvini, che ha dichiarato di trovare la serie offensiva.

Di certo, l’invenzione non passa inosservata: possiamo ritenere plausibili i viaggi nel tempo, le astronavi, i robot umanoidi, gli alieni… ma vedere il Ponte sullo Stretto è uno shock senza precedenti.

Per un pubblico siciliano è anche divertente attivare i sottotitoli: espressioni come “tuttu finisci a fischi e pirita” o “vo’ itivi a sucari un prunu” vengono tradotte con espressioni italiane che non rendono giustizia alle metafore. I dialoghi non sono quasi mai banali, a volte puro sfoggio di battute sagaci. Gli stessi cognomi dei mafiosi sono tutti pesci mediterranei (suro, palamita, tracina…) e questi hanno il quartier generale in un parco acquatico; mentre il magistrato Scotellaro ha la passione per i ricci, che pesca anche illegalmente. Sarà una metafora del modo in cui vuole catturare i mafiosi?

Una menzione d’onore non si può non dare alla fotografia: la scelta delle luci è sapientemente studiata per offrire molti contrasti visivi, colori sgargianti che tingono i visi dei personaggi. Sembra di guardare Suspiria del maestro Dario Argento, dove si sperimentarono tecniche innovative per dare alle scene colori stupefacenti.

La trama ha aspetti positivi e negativi, a nostro parere. Di tanto in tanto ci sono delle forzature: la Teresa che all’inizio non degna di uno sguardo il figlio, prima si butta in piscina col figlio in braccio, provando a suicidarsi insieme al neonato; poi diventa una madre-guerriera disposta a tutto per riprenderselo. Sempre la stessa Teresa “‘a fodda”, la pazza che fa scenate davanti a tutti, perde l’occasione per dare di matto davanti a chi le porta via il figlio. Se ne va in lacrime con rassegnazione. Qualche buco di trama è più grandicello: se, come dice Tracina, Suro non attacca Wowterworld solo perché c’è sua figlia, perché più avanti nella serie Suro dice loro che possono tenersela e che “da fodda” non gliene importa niente? E perché Tracina, che non ci pensa due volte ad uccidere l’unico figlio che gli era rimasto, tollera le disubbidienze di Scotellaro senza fare nulla? A suo figlio spacca la testa, invece per Scotellaro c’è solo qualche rimprovero. Per non parlare della forzatura più grande, ovvero: che senso ha per un magistrato, un carabiniere e un avvocato uccidere un boss se così facendo aiutano tutte le altre famiglie di mafia? Ma diciamo che la voglia di vendetta porta a fare cose stupide e dimentichiamoci la domanda…

The Bad Guy ha un ritmo così veloce ed incalzante che è difficile stare a pensare alle imperfezioni di trama. Inoltre, un aspetto positivo è sicuramente l’assenza di cliché. A parte gli ambientalisti stereotipati che tentano di liberare la tartaruga in una scenetta ridicola, non si vedono altri cliché cinematografici – per fortuna. Nino e Teresa sviluppano una certa complicità, per cui sarebbe facile cadere nel cliché. È quasi una legge non scritta del cinema: se un uomo e una donna vanno d’accordo, entro la fine del film s’innamorano, diventano una coppia, l’amore trionfa e volemose bene. Gli elementi ci sono tutti: Teresa è rimasta vedova e Nino ha una moglie scorbutica che per qualche misterioso motivo lo ha tradito aiutando il boss.

Per fortuna, però, The Bad Guy sembra avere ancora degli assi nella manica. Speriamo riesca a sorprenderci anche nella seconda stagione. Certo, dovranno spiegare varie cose: come Leonarda ha superato il processo (visto che 8 anni dopo conduce un’operazione per arrestare il fratello), come e perché Luvi Bray abbia aiutato niente di meno che l’assassino del padre, in generale come tutti gli altri personaggi siano usciti dai casini in cui si sono cacciati. E speriamo non finisca a fischi e pirita.

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