Due grandi icone femminili del ventesimo secolo
Per quanto sembrino provenire da due mondi completamente differenti, Marilyn Monroe e Lady Diana probabilmente hanno molti più aspetti in comune di quello la gente immagini. Entrambe sono state delle vere icone all’interno del ventesimo secolo, divenendo delle vere e proprie figure cult.
Entrambe non sono accomunate sono dal loro indiscusso successo, ma soprattutto da un tormento interiore durato tutta la loro vita. Quando Diana nasceva nel 1961, un anno dopo il corpo di Norma Jeane Mortenson è stato rinvenuto privo di sensi nella sua camera da letto. Ambedue morte all’età di 36 anni, in maniera decisamente tragica, hanno saputo nell’arco della loro vita creare scalpore.
Diana Spencer ha dovuto vivere in un ambiente dove si sentiva costantemente soffocata e giudicata, nel quale vedeva la bulimia come unico metodo di sfogo; la scoperta del tradimento di Carlo è stato solo la punta dell’iceberg. Norma Jeane, d’altra parte, era considerata da tutti la diva di Hollywood. Ma nonostante fosse ritenuta una delle attrici più talentuose del suo tempo, all’interno di un contesto maschilista come lo era il cinema Hollywoodiano, la sua figura è stata continuamente sessualizzata e chiacchierata. Un perfetto esempio riguarda uno dei tanti stereotipi associati alla Monroe riguardo la sua intelligenza, il quale si è rivelato assolutamente falso: Marilyn si sposò per la prima volta a 16 anni e non si diplomò mai, ma era una lettrice vorace e autodidatta. Una persona più profonda dei ruoli che interpretava, e lei stessa ne era ben consapevole. Tuttavia ancora oggi quando pensiamo alla stella del cinema, una delle scene che più ci viene in mente è quella di “Quando la moglie è in vacanza” (The Seven Year Itch il titolo inglese), dove l’iconico abito bianco indossato da Marilyn Monroe si solleva durante le riprese al passaggio della metropolitana.
Nonostante la loro influenza, queste due figure vengono viste con un’ottica completamente differente. Basta confrontare le uscite cinematografiche degli ultimi anni: nella serie The Crown (serie ideata dallo sceneggiatore Peter Morgan) viene mostrata un’analisi molto profonda ed intima del personaggio di Diana, dove l’attrice Emma Corrin ha saputo rendere alla perfezione la psicologia della principessa. Il ruolo di Lady D all’interno della serie non si limita solo a quello di essere stata la principessa del Galles, un membro della famiglia reale britannica, anzi tutt’altro. Ricordiamo Diana Spencer come una donna di stile, iconica. Una buona madre, e anche una donna caritatevole, che le ha fatto guadagnare l’appellativo di “Queen of people hearts”. Altro esempio lo abbiamo con il film “Spencer” (uscito nel 2021, diretto da Pablo Larraín e sceneggiato da Steven Knight), dove troviamo Kristen Stewart nei panni della celebre principessa. Nel suo ruolo è riuscita a rappresentare al meglio la semplicità di Diana ed il suo doloroso dramma intimo, costretta a tenerlo celato a causa del suo ruolo e della sua immagine.
Mentre per quanto riguarda la figura di Marilyn, un film recente su di lei lo troviamo sulla piattaforma Netflix. Parliamo di “Blonde” (uscito nel 2022, e diretto da Andrew Dominik), un film che viene fatto passare come una biografia dell’attrice (affermazione falsa, poiché viene tratto dal libro eccessivamente romanzato di Joyce Carol), che sfrutta e ne oggettifica sessualmente l’immagine durante tutte le tre ore della sua durata. Togliendo l’impeccabile e talentuosa interpretazione dell’attrice Ana de Armas, la pellicola non fa altro che usurpare e vittimizzare la figura della Monroe. Inaccettabile nel 2022, dove non ci si aspetterebbe di trovare un film del genere impregnato di maschilismo e bigottismo (considerando anche la presenza di scene di chiaro stampo anti-abortista).
Divenute nella cultura pop delle vere e proprie icone, sono riuscite ad ispirare anche il mondo dell’arte. Basti pensare ad alcuni dei più celebri, come Warhol e Bansky per esempio, che non hanno mancato di ritrarre le due donne all’interno delle proprie opere. Del resto come dimenticare il “Dittico di Marilyn” del 1962? Probabilmente una delle opere più famose all’interno del movimento della Pop Art. 50 ritratti della Monroe, realizzati una settimana dopo il suo tragico suicidio, i quali mettono in risalto il triste culto americano delle celebrità e su come quest’ultimo abbia, molto probabilmente, lentamente logorato la giovane attrice americana: metà di essi sono dipinti a colori vivaci, mentre la seconda metà è in bianco e nero, e alcune immagini sembrano volutamente “rovinate” troppo pallide o, al contrario, troppo scure. Bansky, invece, ha ritratto Lady Diana in una banconota da £10. Probabilmente lo status iconico della principessa del Galles e la sua tragica morte, hanno attirato l’interesse dell’artista.
Due figure perseguitate da chiacchiere e pettegolezzi: entrambe vittime, una di un matrimonio infelice e l’altra di una carriera pressante. Ambedue impossibilitate ad essere sé stesse, e la loro personalità obbligata ad essere repressa. Forse l’unica differenza tra loro due è che la principessa del Galles ha avuto la possibilità di riscattarsi, diversamente da Marilyn, alla quale è stato riservato un fato ben più triste e funesto. Se ne può dedurre che Lady Diana e Marilyn Monroe, infondo, non erano altro che anime sensibili ed incomprese, ma per niente fragili.
Giorgia Ciancio