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Società e Attualità

7 anni fa gli attentati in Francia

Breve excursus sulle dinamiche

Imparare dalla storia per non dimenticare

 

Quando si tratta di attentati, il colpevole è sempre l’ISIS, inizialmente però chiamato Al-Qaida. Sappiamo più o meno tutti cosa sia l’ISIS: movimento religioso che nel corso del tempo è riuscito a trasformare quelli che sembravano obiettivi innocui, in concetti astratti e distorti; la prima azione riconducibile ad esso, è sicuramente nel 2001 con l’attentato degli aerei che si schiantarono contro le Torri Gemelle, il Pentagono e a Washington.

Da qui, ebbe inizio un lungo susseguirsi di attentati, tutti guidati dalla fanatica fede per la religione islamica a causa della quale bisogna sacrificarsi uccidendosi tramite esplosioni (comportamento comunemente conosciuto come jihad).

Esattamente 7 anni fa da oggi (13 novembre) ricordiamo gli attentati avvenuti a Parigi.

Conosciuto come il secondo più grave atto terroristico nei confini dell’Unione Europea, è stato anche uno dei più aggressivi in territorio francese dalla seconda Guerra Mondiale, tanto da costringere il presidente francese Francois Hollande a dichiarare ad un certo punto  lo stato di emergenza in tutta la Francia, seguito da chiusura temporanea delle frontiere.

Prima di poter parlare del 13 novembre 2015, bisogna capire da cosa hanno avuto inizio gli atti terroristici di quel giorno particolare.

La Francia era già vittima di numerosi attentati di matrice islamica, ma l’attentato avvenuto tra il 7 ed il 9 gennaio 2015 a Parigi nei confronti del giornale satirico Charlie Hebdo e di un supermercato, fu il principale a dare il via ad una serie di diversi attentati minori che infine portarono al peggiore.

Avere una conoscenza generale del territorio francese, sicuramente aiuterà a visualizzare del tutto le dinamiche dell’evento.

Iniziò tutto la sera del 13 novembre, alle 21:20, dove davanti al ristorante Events in zona Saint-Denis, venti minuti dopo l’inizio di una partita amichevole, avvenne la prima delle esplosioni che si susseguiranno quella notte.

Più o meno cinque minuti dopo, alle 21:25, avvenne invece la prima sparatoria causata da quattro terroristi i quali nei pressi di due ristoranti iniziarono a sparare ed urlare in lingua araba (di già 10 feriti gravi e 13 morti).

Nelle ore successive, la situazione degenera finché un sovrintendente capo della B.A.C. 75 (una brigata che opera in caso di contesti urbani ad alto rischio), arriva armato solamente di una pistola irrompendo per primo al piano terra di un teatro (Bataclan), scoprendo quindi cadaveri riversi sul pavimento della sala. Scavalcando i corpi, si ritrova faccia a faccia con uno dei terroristi (successivamente identificato come Amimour), che stava tenendo sotto tiro uno degli ostaggi. Sentendosi minacciato, quest’ultimo apre il fuoco, ma questo stesso viene alla fine ucciso con sei colpi di pistola. Amimour indossava un giubbotto esplosivo, che fece dilaniare il suo corpo quasi del tutto, eccetto una gamba e la testa, trovate dopo sul palco.

A questo punto le forze dell’ordine impostano il coprifuoco in tutta la città, invitando i cittadini a non uscire di casa.

All’esterno del Bataclan giungono le prime squadre di soccorso, tra cui un corpo speciale della polizia francese chiamato Brigade de Recherche et d’Intervention, armati di fucili d’assalto, equipaggiati da giubbotti e visiera antiproiettile, e passamontagna.

In un angolo accanto al teatro viene immortalata da un fotoreporter francese membro della Magnum Photos, la sparatoria causata da uno dei terroristi nei confronti di cinque poliziotti della B.A.C. 94.

Gli interventi continuano, con l’aggiunta di un secondo corpo speciale della polizia di frontiera; alcuni agenti setacciando il piano superiore del teatro, trovano due terroristi ed un gruppo di 60-100 ostaggi rifugiati in una stanza situata nell’ala ovest.

Sono già le 23:27, ed i terroristi attraverso il cellulare di uno degli ostaggi minacciano i poliziotti di decapitare gli stessi ostaggi se non avessero evacuato il teatro.

I successivi 50 minuti furono essenziali per la polizia che, mentre i terroristi si rifiutavano di negoziare, riuscì a guadagnare il tempo necessario ad organizzare un’operazione di soccorso per gli ostaggi.

Conosciuto come il piano “Rosso Alfa”, ed attraverso la dichiarazione in diretta televisiva del presidente Hollande in cui incita i cittadini a non lasciare le proprie abitazioni, attraverso esso comincia tra le 00:18 e le 00:23 un raid al teatro Bataclan.

Minacciati dal raid, due terroristi conosciuti come Mostefai e Aggad, aprono il fuoco contro gli agenti, che armati di scudi balistici riescono a raggiungere la fine del corridoio. Uno dei poliziotti spara Aggad, provocando l’innesco della cintura esplosiva e l’uccisione di lui stesso; il secondo individuo, stordito dall’esplosione, viene invece freddato da uno degli agenti prima che possa raggiungere il detonatore per saltare in aria.

Con il soccorso delle ambulanze per gli ostaggi, viene ufficialmente dichiarata la fine del raid nel locale.

Sono quasi l’1:00, e diverse pattuglie mettono in sicurezza le strade, mentre l’ISIS furioso rivendica su Twitter gli attacchi alla capitale francese minacciando di colpire anche Londra, Roma e Washington D.C.

Le luci della Torre Eiffel vengono spente come da regola, ma rimarranno spente anche il giorno successivo in segno di lutto. In tutto, l’attentato al teatro Bataclan, ha causato 90 morti, senza tenere in conto chi ha perso la vita prima, negli attentati delle ore precedenti a questo.

La prima ricostruzione ufficiale dell’accaduto è avvenuta la sera stessa del 14 novembre, dal procuratore della Repubblica di Parigi in una conferenza stampa senza domande.

Ora, perché risulta così importante ricordare determinati eventi?

Forse per far sì che la storia non si ripeta, e questa sarebbe la soluzione più mirata; forse semplicemente per non dimenticare quanto spesso la mente umana sia imprevedibile, causando atrocità apparentemente senza senso logico, che se studiate attentamente e provando a mettersi nei panni di questi fanatici e delle loro credenze (in questo caso fanatici, parlando di atti terroristici), una sorta di spiegazione potrebbero averla.

 

Jlenia Di Stefano

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