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Il magico mondo di Poste Italiane

Se c’è una cosa che rappresenta l’Italia molto più della pizza, questa è Poste Italiane.
Poste Italiane è un luogo magico in cui realtà e fantasia si fondono, in cui le cose non devono essere verosimili per essere vere. Ciò che a prima vista sembra una malfunzionante azienda pubblica è molto di più, è l’antimateria nell’universo visionario di Balzac: “bisogna rendere tutto plausibile, anche il vero. L’impossibile è giustificato dal fatto che è avvenuto”.
Di cose impossibili ne accadono a bizzeffe nello xenoverso di Poste ed è inutile porsi domande, perché se sono avvenute sono avvenute e basta. Non sono plausibili, non sono verosimili, non sono giustificate. Sono soltanto vere e devi fartelo bastare. Il funzionamento di alcuni fenomeni è imperscrutabile alla volontà umana; l’unica saggezza possibile è farsene una ragione, accettarli come capricci di un dio giallo e blu che periodicamente chiede in sacrificio i pacchi che hai ordinato. Li ghermisce, li sequestra, li condanna in un limbo dove – per citare un conversazione reale – “non è perduto, è da ritrovare”. Una specie di paradosso del pacco di Schrödinger: perso e regolarmente in transito allo stesso tempo. Nel multiverso di Poste, Kafka non ha scritto “Il processo”, bensì “La spedizione”. La trama parla del signor K. in attesa di un pacco che non arriverà mai, egli non può chiedere un rimborso se il pacco non risulta perduto, per sapere se è perduto deve aprire un reclamo, ma per quel tipo di pacco può aprire un reclamo solo il venditore, che è cinese e piuttosto che avere a che fare con Poste Italiane preferirebbe diventare un dissidente e sostenere l’indipendenza di Taiwan.
Questa, tuttavia, è una conoscenza iniziatica. Molti non sanno davvero cosa può accadere dentro Poste, questi misteri della fede si aprono solo a pochi fortunati. A volte gli stessi lavoratori di Poste non sanno che Poste è uno xenoverso che attrae magneticamente tutte le inefficienze di questa terra. Non lo sa Fabio, ad esempio. Fabio è un ingenuo operatore di call center che ti consiglia di andare in ufficio postale per fare una spedizione internazionale “perché lì sicuramente sapranno aiutarti”. Tu opponi una cauta resistenza: “temo che lì troverò qualcuno che non sa nemmeno cosa sia il codice TARIC e quindi vorrei prenotare il ritiro da casa”. Ma Fabio non è mai uscito dalla caverna di Platone, non sa che ciò che si vede in ufficio postale sono solo ombre, illusioni, inganni. Fabio non sa che gli uffici postali sono luoghi di smarrimento e tribolazione, piccoli inferni danteschi dove non si può sopravvivere senza un Virgilio. È digiuno della conoscenza esoterica che tu invece possiedi, dunque insiste: “no assolutamente, guarda, vai in ufficio postale, hanno i moduli giusti e ti compilano loro le cose così non sbagli, perché con la spedizione internazionale se sbagli ti addebbitano l’esportazione o ti bloccano il pacco alla dogana”. Era vero. O forse solo verosimile. Fabio non sa che una cosa verosimile, plausibile e perfettamente sensata nel nostro universo non trova corrispettivo nel microcosmo di Poste, dove la materia segue leggi alternative. Tu rispondi okay e chiudi la telefonata, decidi di andare alla posta la mattina dopo, ma è come se il tempo si dilatasse. Quelle poche ore sono nella tua percezione settimane, forse mesi, affinché tu possa pentirti della scelta. Non lo fai, ti fidi di Fabio e delle sue parole verosimili. Entri, sembra quasi un luogo normale. Attendi il tuo turno. “Buongiorno, devo fare una spedizione internazionale. Cina.” “Bene, compili questo modulo. Qui il mittente, ovvero lei, qui il destinatario.” Lo compili. Viene scannerizzato. “Mmmmh no, ho sbagliato, questo non va bene per le spedizioni internazionali. C’è un problema.”
“Che problema?”
“Deve compilare un altro modulo…”
“E qual è il problema?” chiede il tuo ingenuo cervello umano.
“È che non so se ce l’abbiamo…” risponde, imperscrutabile.
“Si inizia bene”, sussurri. Sorridi, perché lo sapevi. Hai dato per scontato che gli uffici postali seguissero le normali leggi fisiche, pensi “non sa qual è il modulo, figuriamoci se ora lo compila giusto”.
Va così ed è solo colpa tua. Lo sapevi, ma ti sei ostinato nel tuo ateismo, nella tua razionalità, non hai voluto credere al potere dello xenoverso di Poste, dove gli impiegati non sanno come si spedisce un pacco. Hai dato per scontato andasse tutto liscio solo perché spedire i pacchi è il servizio base di un’azienda postale. Ti sbagliavi.
Ancora una volta sei stato risucchiato nella tana del bianconiglio. Adesso la tua priorità non è nemmeno il pacco, bensì rimanere vivo. Dimentica il pacco: andrà perduto, ti faranno pagare la dogana e infine ti arresteranno perché gli risulta un carico di armi e bombe spedito a tuo nome. Sai già che perderai tempo e denaro, cerca solo di non perdere la sanità mentale. Gli impiegati delle Poste sanno fiutare le tue paure più profonde e realizzarle. Devi rimanere vivo.

Omar Alfieri

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