Quella che vedete nell’immagine è l’illusione di Kanizsa, un tipo di illusione ottica inventata dallo psicologo italiano Gaetano Kanizsa. Artista, pittore ed esponente di spicco della psicologia sperimentale italiana, Kanizsa diventa famoso proprio grazie allo studio denominato “Subjective contours” (Contorni soggettivi).
L’illusione che porta il suo nome, infatti, svela un aspetto interessante sul funzionamento del nostro sistema visivo: il cervello percepisce prima la figura geometrica al centro e successivamente percepisce gli oggetti laterali. Solo che… la figura geometrica non esiste. È frutto del “riempimento” operato dal cervello nel tentativo di trovare schemi e “dare un senso” alla percezione.
Quest’illusione, ha scoperto recentemente la comportamentista animale Gabriella Smith, è ancora più forte nei gatti. Come qualsiasi proprietario di gatti già sa, questi animali hanno dei comportamenti innati che al giorno d’oggi e in ambiente domestico risultano particolarmente buffi. Amano arrampicarsi o trovare un posto elevato dove stare – la spiegazione potrebbe essere connessa alla necessità di proteggersi e tenere sotto controllo l’ambiente circostante.
Oppure, amano infilarsi dentro scatole e contenitori: uno studio del 2015 dell’Università di Utrecht ha appurato che questi buffi animali hanno un fisiologico bisogno di infilarsi dentro gli spazi stretti. Sono stati studiati i gatti di un rifugio olandese, metà con accesso a qualche anfratto, metà senza. Il primo gruppo aveva livelli di stress notevolmente più bassi.
Questo potrebbe derivare dal fatto che i fatti non hanno una efficace strategia di risoluzione dei conflitti ma preferiscono nascondersi per evitare lo scontro. Dormire in uno spazio stretto e difficilmente accessibile li rassicura.
Per testare la loro percezione, la ricercatrice Smith ha assegnato alcune illusioni ottiche di Kanizsa a 30 proprietari di gatti, chiedendo di monitorare il loro comportamento. Non è mancato il rigore scientifico: i proprietari dovevano indossare degli occhiali da sole mentre osservavano i gatti, affinché non potessero influenzarli inconsapevolmente guardando una delle figure.
Lo studio ha ovviamente riscosso molta popolarità tra gli amanti della scienza (qui il tweet di Gabriella Smith con un video della ricerca), unendo due cose particolarmente amate sul web: i fatti curiosi ed i comportamenti buffi dei gatti.
Dei 30 gatti oggetti di studio, 7 si sono seduti su un quadrato di Kanizsa, 8 su un quadrato al contrario, 2 su una forma diversa. Più della metà dei gatti, dunque, ha interagito con l’illusione ottica tentando di sedercisi dentro.
La spiegazione, secondo Gabriella Smith, è che il sistema visivo dei felini sia così specializzato a cercare degli anfratti da non riuscire a distinguere efficacemente quando sono tridimensionali o soltanto bidimensionali. Dal punto di vista pratico scambiare un’illusione ottica per un rifugio è pericoloso, ma questo errore di percezione racconta come la Natura sia imperfetta – e forse questo la rende persino più interessante.
Omar Alfieri