Al teatro greco di Siracusa, dal 18 maggio all’1 luglio, si svolge la rappresentazione teatrale dell’Edipo Re, diretta da Robert Carsen e tradotta da Francesco Morosi.
È una tragedia a cui ho personalmente assistito e che ho apprezzato moltissimo, sia per la scenografia sia per la potenza dei dialoghi.
L’attore che impersonava Edipo Re si è mostrato dinamico sulla scena, l’intera scena era interattiva; egli stesso, insieme al coro, ha interagito con gli animi del pubblico e ha suscitato forti emozioni, emozioni tragiche, di dolore e di passione.
Giuseppe Sartori è riuscito a evocare il vecchio sentimento tragico, attraverso la propria interpretazione magnifica e ben recitata; è riuscito a coinvolgere il pubblico con la sua forza e con la sua capacità espressiva: un grande attore per un grande palcoscenico.

Trama
Edipo è impegnato a debellare una pestilenza che tormenta Tebe, la sua città, mentre una folla supplicante si pone attorno a lui per chiedergli di salvarli dalla fame e dal contagio. Edipo, sovrano illuminato e sollecito verso il popolo, afferma di aver già mandato Creonte a interrogare l’oracolo di Delfi sulle cause del l’epidemia. Al suo ritorno, Creonte rivela che la città è contaminata dall’uccisione di Laio, precedente re di Tebe, e che l’uccisione è rimasta impunita: finché l’assassino non sarà identificato ed esiliato o ucciso, la pace e la prosperità non potranno tornare.
Edipo quindi proclama un bando che prevede l’esilio per l’uccisore di Laio e per chi lo protegga o lo nasconda. Il Re convoca, inoltre, Tiresia, l’indovino cieco, perché sveli l’identità dell’assassino. Egli, però, rifiuta di rispondere, considefando più saggio tacere per non richiamare altre sventure. Edipo tuttavia si adira e intima a Tiresia di parlare. Allora Tiresia risponde, accusando Edipo di essere l’autore dell’omicidio. Credendolo un complotto da parte di Creonte, Edipo manda via Tiresia e accusa Creonte di aver cospirato contro di lui.
In seguito, Edipo parla con Giocasta e rivela che ea scappato da Corinto, in quanto giovane principe ereditario di Corinto, figlio del Re Poli io, e, un giorno, l’oracolo di Delfi gli predisse che avrebbe ucciso il proprio padre e sposato la propria madre.
Sconvolto da quella profezia, per evitare che essa potesse avverarsi Edipo aveva deciso di fuggire ma, sulla strada tra Delfi e Tebe, in un posto dove si uniscono tre strade, aveva avuto un altero con un uomo e l’aveva ucciso. Se quell’uomo fosse stato Laio?
Il mistero rimane irrisolto fino a quando non viene confermato dall’arrivo di un pastore che ai tempi serviva laio: Edipo è stato il fautore dell’omicidio. La profezia si era avverata.
Alla fine, Giocasta si è impiccata ed Edipo, vedendola, si accecato con la fibbia della veste di lei. In quel momento appare Edipo accompagnato da un canto pietoso del coro, che afferma di aver compiuto quell’atto. Edipo abbraccia quindi le sue figlie, Antigone e Ismene e chiede di essere esiliato, in quanto inviso agli dei.
Edipo è un personaggio maledetto, infatti, ogni suo tentativo di evitare l’avverarsi della profezia risulta vano. È quindi evidente il ruolo del fato e degli dei, che sovrasta sul ruolo dell’intenzionalità: l’uomo è cieco al proprio destino, non può controllarlo, questo è in mano alle divinità.
Vi è quindi un conflitto tra predestinazione e libertà, tra la volontà divina e le capacità decisionali di un individuo.
Questo conflitto si esprime nel suo accecamento e anche nella sua tracotanza, nell’idea di poter sfuggire a quello che è già stato predetto; nell’idea che tutto dipende esclusivamente dalle sue azioni, dalla sua volontà.
Stefania Giannetto
