‘Mi ha squadrato dalla testa ai piedi e io ho lo zaino cosparso di spille. La prova che è stata un’aggressione omofoba sono gli insulti che mi ha rivolto. Se vuoi solo aggredirmi e prendere il mio cellulare, che motivo hai di lanciarmi quello specifico insulto?’
Il 22 maggio Fiore Cantone, studente universitario, è stato aggredito di notte mentre camminava in via Umberto. Perché? Per ragioni omofobiche.
‘Mi trovavo in via Umberto alle 3:33 del mattino quando ad un certo punto è passata una Grande Punto grigio metallizzata’ racconta Fiore. ‘Il tizio mi squadra dalla testa ai piedi, non si sa per quale motivo apparentemente, e poi parcheggia in una viuzza lì vicino, scende dalla macchina e mi chiede delle indicazioni su una via di Catania. Io non sapevo dove si trovasse e ho risposto che ero fuorisede, ma lui iniziato ad avanzare in modo molto furtivo fino a quando mi è saltato addosso e ha tentato di pugnalarmi con un cacciavite. Non ricordo nemmeno se l’ho bloccato o schivato, l’ho rimosso, ma ricordo che mi ha strappato le cuffie e continuava a tentare di pugnalarmi. Io ho poi ripreso le cuffie e, mentre continuava a lanciarmi insulti omofobi, ho minacciato di chiamare la polizia. Ha cominciato a tentennare e ha detto che stava solo scherzando, dopo avermi quasi ucciso, ed è tornato in macchina. Gli sono andato dietro e ho fatto la foto alla targa. Mentre tornavo a casa, ho chiamato il mio coinquilino, ma l’adrenalina o il trauma stesso mi ha portato a sentirmi male e mi sono accasciato a terra, in una viuzza di lato. Il mio coinquilino mi ha tenuto compagnia al telefono per tutto il tragitto e, una volta arrivato a casa, ho chiamato i miei genitori e poi la polizia. L’indomani sono andato a denunciare.’
Così racconta della sua aggressione, a distanza di quasi un mese.
Una violenza del genere che effetti ha su una persona? Come ti ha cambiato?
Mi ha reso molto più vigile per strada, non solo di notte ma anche di giorno. Mi guardo di più attorno, sto più attento, sono molto più vigile. Quest’evento ha contribuito a farmi comprare lo spray al peperoncino perché ormai mi aspetto di tutto. Quindi sì, mi ha reso molto più vigile e mi ha traumatizzato, ecco.
Che consigli vuoi dare a chi ha affrontato una situazione simile? Come si affronta l’impatto psicologico che ne deriva?
Intanto, compratevi lo spray al peperoncino, perché la situazione si deve affrontare anche materialmente. Dopodiché, il consiglio che do è quello di cercarsi di riprendere e, se si ha bisogno di un supporto psicologico, magari di andare dallo psicologo, sfatandoanche questo mito che dallo psicologo ci vanno i pazzi e non le persone che hanno bisogno.
Qual è stata la tua reazione quando hai saputo che il tuo aggressore è stato arrestato?
Non per male, ma mi ha fatto piacere, anche perché a quanto pare,per essere arrestato, ha ricevuto solamente a maggio, se non sbaglio, cinque denunce, le ho contate con l’altro ragazzo aggredito. Diciamo che se l’è meritato, ecco, dato che una persona ha anche subito un taglio alla fronte e gli hanno dovuto dare otto punti. Era il minimo, lo dovevano arrestare già alla prima aggressione e non alla quinta. Per adesso, è stata fatta giustizia, al momento è sotto custodia cautelare fino al processo, poi vedremo la sentenza del giudice.
Adesso come hai intenzione di muoverti?
Non è sicuro che mi chiamino in tribunale, ma spero che lo facciano, anche perché vorrei dire qualcosa in merito e vorrei fare in modo che stia in gattabuia per un bel po’, non gliela voglio fare passare.
Cosa pensi poteva essere fatto per evitare che accadesse? Pensi che una maggiore sensibilizzazione possa generare dei risultati?
Secondo me, bisognerebbe partire dalle scuole, i nuclei dove le persone, i ragazzi e le ragazze, si formano. Come si parla dell’olocausto e dello sterminio degli ebrei, e non solo, perché non c’erano solo loro nei campi di concentramento, si dovrebbe parlare anche di queste tematiche specifiche, per permettere anche all’identità delle persone di formarsi e per non formare soggetti queerfobici. È molto importante istruire.
Conosci persone che hanno subito un atto discriminatorio e non hanno denunciato? Che consigli ti senti di dare?
In questo momento non ricordo, però il giorno prima della mia aggressione ho letto su Instagram che a Bologna sono state aggredite due ragazze e credo non abbiano denunciato. Il consiglio che mi sento di dare, nella misura in cui possono permetterselo – perché non tutti possono non essendo out, quindi apertamente bisessuali, lesbiche o asessuali etc. – è quello di denunciare, è giusto che venga fatto, anche se non esiste l’aggravante. A prescindere, un minimo l’aggressore deve pagare; poi, che subisca una condanna maggiore grazie all’aggravante sarà una situazionea cui arriveremo un po’ più in là. Se ce lo possiamo permettere, dobbiamo farlo, secondo me.
Cosa pensi del riscontro mediatico che hai ottenuto?
Non mi aspettavo proprio che diventasse quasi virale. Mi hanno fatto molto piacere i messaggi che ho ricevuto, e sono stati più quelli positivi che negativi. I commenti negativi ci sono stati ugualmente, la mancanza di rispetto c’è stata ugualmente, ma alla fine sono stati solamente di contorno. I messaggi positivi li ho apprezzati molto, anche se sono stati tantissimi e non sono nemmeno riuscito a rispondere a tutti. Quindi sì, mi ha aiutato anche questo.
Cosa diresti a quelle persone che insultano e discriminano per poi giustificarsi con un semplice ‘stavo scherzando’?
Vaffanculo, proprio così. Tralasciando questo, dovrebbero a prescindere farsi un esame di coscienza. Dire ‘sto scherzando’ dopo che si è capito che la vittima sa difendersi, dopo che stavi quasi per ucciderla, non funziona. Quello che è fatto è fatto. Dopo un’azione del genere, devi aspettarti quello che ne consegue, devi risponderne davanti alle forze dell’ordine e davanti a un tribunale.
Intervista a cura di Elena Spampinato
Una risposta su “‘PER ADESSO, È STATA FATTA GIUSTIZIA’ – INTERVISTA A FIORE CANTONE ”
Questa triste storia deve dare la spinta a denunciare sempre, senza avere paura né vergogna! Bellissima intervista.
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