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Italiani, siate seri

L’Italia è un paese insoddisfatto. L’italiano incolpa la sua classe politica di aver creato un paese non democratico. Sentiamo da sempre lamentarsi i nostri amici, i nostri vicini di casa di come la politica non faccia mai l’interesse dei cittadini. Tuttavia, quando viene richiesto ai nostri concittadini di assumersi le loro responsabilità, esprimendo la loro decisione nello strumento democratico più diretto che ci sia, l’italiano si astiene, dimentica, sorvola.

Il referendum abrogativo sulla giustizia è stato invalidato perché non ha raggiunto il quorum del 50% più uno dei votanti. Il 12 giugno, solo il 21% dei cittadini italiani ha votato. Un’emorragia allarmante del sentimento democratico dei cittadini. Ma siamo sicuri che sia stato solo una disattenzione degli elettori? I mezzi di informazione hanno il dovere di aiutare i cittadini a prendere le decisioni che spettano loro, dando loro gli strumenti necessari. Come il sondaggio svolto da VociUni nelle settimane scorse ha rivelato, la maggior parte delle persone non ha ricevuto dai giornali e dalla televisione le informazioni necessarie per poter esprimere un ragionato voto di coscienza. A quanto pare, sembrano state altre le priorità dei mass media italiani. È comunque importante sottolineare che il voto non è un obbligo, non esistono norme costituzionali che impongano agli italiani di alzarsi dalle loro poltrone e mettere una crocetta su una tessera. Tuttavia la nostra morale (forse anche la nostra astuzia) dovrebbe suggerirci che esso è un dovere, un segno di rispetto per il nostro paese, per la nostra storia e per la democrazia compiuta (alla quale il nostro paese sembra appartenere sempre di meno). Il referendum, oltretutto, più che essere un voto, è una scelta: o “sì” o “no”. Il risultato del referendum è quindi incontrovertibile, che sia favorevole o contrario. È la vera voce del cittadino, un forte segnale che non può essere ribaltato da giochi di potere, come una normale elezione. Esso non determina una necessaria vicinanza a partiti politici o a ideologie ben precise, ma chiede semplicemente che il cittadino, informandosi, esprima ciò che lui ritiene più giusto per la sua stessa condizione sociale e politica.

L’atteggiamento più vergognoso è stato però riportato da alcuni giornali, anche di primissimo piano, che non solo non hanno adeguatamente informato i cittadini sulle tematiche del referendum, ma, addirittura, lo hanno invitato a non perdere tempo con un gesto del genere e rimanere a casa. Il 9 giugno 1991, gli italiani tutti erano chiamati a votare un importante referendum sulla legge elettorale fino ad allora vigente. L’ex premier italiano, Bettino Craxi, fece agli italiani un invito molto singolare: “Andate al mare!”. Nonostante l’allettante invito del leader socialista, più del 60% dei cittadini andò a votare, comportandosi forse in maniera più responsabile di come avrebbe fatto se si fosse dedicato alle vacanze estive. Più di 30 anni dopo, l’Italia sembra invece aver ascoltato la sua pigrizia, la sua accidia, il suo scarso orgoglio e sembra aver ascoltato alcuni dei suoi concittadini, che dietro la firma di un importante giornale, hanno proposto agli italiani di mettere in pausa il loro dovere e diritto democratico, per dedicarsi al loro “particulare”. Come disse Garibaldi, forse presagendo un futuro diverso da come i suoi contemporanei speravano:” Italiani, siate seri”. Dopo 160 anni abbiamo dato ascolto al patriota risorgimentale?

Ivano Belfiore

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