La terapia genica, al giorno d’oggi, rappresenta la nuova frontiera della moderna medicina molecolare. La terapia genica, infatti, si basa sulla possibilità di curare malattie causate da mutazioni, ereditarie o acquisite, mediante la riparazione dei geni stessi. La strategia su cui si focalizza la moderna terapia genica, come accennato precedentemente, consiste nel fornire al paziente una copia corretta del gene difettoso.
Attualmente esistono due principali metodologie di somministrazione per la terapia genica:
- In vivo: “il gene corretto” viene somministrato nell’organismo del paziente, mediante un’iniezione locale (colpendo l’organo bersaglio) o mediante via sistemica (circolazione sanguigna).
- Ex vivo: le cellule bersaglio del paziente vengono prelevate, modificate geneticamente e reintrodotte nuovamente nell’organismo stesso.
Per veicolare il gene terapeutico vengono utilizzati i cosiddetti vettori virali. I vettori virali più utilizzati sono i virus adeno-associati (AAV). L’ultima frontiera della terapia genica è quella delle cellule CAR-T (dall’inglese “Chimeric Antigen Receptor T cell therapies”). Le CAR-T si prefiggono come terapia mirata contro il cancro, agendo direttamente sul sistema immunitario del paziente per riconoscere e distruggere le cellule tumorali. Le CAR-T, in modo particolare, utilizzano i linfociti T, cellule specifiche del sistema immunitario. I linfociti T vengono dapprima estratti dal sangue del paziente, modificati geneticamente, coltivati in laboratorio, per poi essere re-infusi nel paziente. L’Università della Pennsylvania è stata la prima istituzione a sviluppare la tecnologia avanzata delle CAR-T.
La procedura per la produzione di cellule CAR-T è molto complessa e si basa su:
- Prelievo: i linfociti T vengono prelevati dal paziente attraverso un processo definito leucaferesi. La leucaferesi, infatti, permette di isolare i linfociti T dal sangue periferico. Successivamente vengono congelati e inviati alla struttura deputata alla loro ingegnerizzazione
- Ingegnerizzazione: I linfociti T vengono ingegnerizzati utilizzando un virus inattivato (vettore), contenente un gene ricombinante, che permette di esprimere sulla superficie dei linfociti T un recettore CAR (Chimeric Antigen Receptor) capace di riconoscere specifiche cellule tumorali.
- Chemioterapia pre-trattamento: prima dell’infusione dei linfociti T ingegnerizzati, il paziente viene sottoposto ad un trattamento chemioterapico per permettere ai nuovi linfociti T di espandersi.
- Infusione: le cellule CAR-T vengono infuse nel paziente con un procedimento simile ad una trasfusione di sangue.
- Monitoraggio: i pazienti vengono costantemente monitorati per reazioni avverse al trattamento.
Attualmente la terapia CAR-T è indicata per:
- Pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B
- Pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B correlato a virus Epstein-Barr
- Pazienti con linfoma primitivo del mediastino a grandi cellule B
- Altre condizioni mediche particolari
Tra gli effetti avversi, dovuti al trattamento con CAR-T, troviamo la sindrome da rilascio delle citochine, con sintomi quali febbre, brividi, et cetera.
Giuseppe Simone Mazzaglia
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CAR-T