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Gianfranco Funari

Non sono un giornalista, sono un giornalaio”

Chi è il giornalista? Che ruolo ha o dovrebbe avere nella nostra società? I giornalisti odierni sembrano sempre di più dei pappagalli: ripetono fino allo stremo notizie sempre diverse o sempre uguali. È questo quello che dovrebbero fare? Informare? Cosa ci assicura che le loro parole siano autentiche, se non il solito ipse dixit?

“L’informatore ha il dovere di dare al cittadino le coordinate d’informazione, tante e tali da permettere al cittadino di difendersi dai soprusi”. Durante un’intervista rilasciata a Gigi Marzullo, Gianfranco Funari dette questa definizione, che riassumeva il compito che, secondo lui, doveva avere il giornalista. Funari. Questo nome ormai dimenticato, è stato per molti italiani la garanzia non di verità, bensì di lealtà. La sua vita è stata così spericolata da averlo segnato profondamente: i colpi di pistola presi da una donna che lo amava, la vita da croupier nei casinò asiatici, l’ingresso nel mondo della televisione e del giornalismo sempre immersi nell’avventura e nel rischio. Pochi giornalisti hanno avuto il suo coraggio. I suoi detrattori lo consideravano un populista, un demagogo, il tipico romano sospettoso e irruento, eppure nessuno è mai riuscito a trovare in Gianfranco Funari un solo punto in cui non percorresse la sua missione. Tra gli anni ’70 e il nuovo millennio, ha rivoluzionato il giornalismo politico; “l’ho reso vibrante” disse.

In effetti, la politica era sempre stata coccolata, soprattutto da molti giornalisti televisivi, ma non da Gianfranco. Non temeva il giudizio, né di essere considerato parziale nel criticare taluni o lodare altri. Questo non lo rese solo un giornalista amato e rispettato, ma la sua missione lo rese una figura di cui gli italiani potevano fidarsi. Il suo carattere nazional-popolare, la sua schiettezza nel mettere in luce i grandi errori che la politica italiana commetteva, con gesti plateali ed eccentrici, lo hanno caricato di un grande carisma, che non ha mai temuto. Poteva apparire come un uomo sicuro, superbo, a tratti violento e borioso, ma tutto ciò mal celava la sua grande sensibilità. Nel corso di una sua trasmissione, non era raro che si commuovesse o che spesso si rivolgesse, anche ad alcuni suoi ospiti, con improvvisi scatti di ira e di insulti, eppure ogni suo incontro con gli italiani era sempre straordinariamente innovativo.

Una sua famosa trasmissione fu “Mezzogiorno è…” in cui, molto spesso, faceva da arbitro in dibattiti di attualità tra cittadini comuni. Fu uno tra i primi ad introdurre il tema dell’omosessualità, della contraccezione contro le malattie sessuali, dell’inquinamento e delle magagne della politica facendo parlare soprattutto il popolo: giovani, anziani, uomini, donne, immigrati, disabili… Funari trovava sempre spazio per tutti. Verso la fine degli anni novanta, la sua personalità e il suo legame con gli italiani fu talmente forte, che venne tentato dall’idea di fare politica, potendo contare tranquillamente su un ampio sostegno della popolazione. Tuttavia, la sua sregolatezza e la sua vita così dinamica e ricca, a detta sua, gli impedì di continuare con il suo lavoro. I suoi problemi cardiaci lo costrinsero a rallentare e abbandonare quello stile di vita così frenetico. I suoi ultimi anni furono, per molti, un insulto alla sua figura, relegata in piccole reti locali, come Odeon TV, sebbene anche da lì riuscisse a far sentire la sua inconfondibile voce e i suoi improperi contro le ingiustizie del nostro Paese.

La vita lo lasciò nel 2008, con profonda amarezza di tutti gli italiani che l’avevano amato e rispettato, ma la sua personalità continua ancora a invadere le nostre televisioni. Tutto ciò che vediamo oggi è frutto di Gianfranco Funari. La sua lapide conserva due citazioni che riassumono l’incredibile forza di quest’uomo: “Ho smesso di fumare” e “Manco da qui taccio!”.

Ivano Belfiore

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