Conclusioni di una lettrice
L’informazione, così come la conoscenza del vero, sono fondamentali nella nostra società.
Questa è un’affermazione ovvia, così scontata che, purtroppo, non fa parte della nostra realtà.
Ogni giorno, a ogni ora, è facile essere sopraffatti da articoli e notizie, messe in bella vista nella home di Facebook o nel feed di Instagram ed è ancora più facile fidarsi di quelle verità assolute, presentate con titoli sensazionalistici e messaggi non detti. Ogni giorno si cade nella trappola del falso, agghindato e mostrato come un fatto, un fatto imprescindibile e qui mi chiedo: ma cosa è giusto e cosa è inesatto? Cos’è vero e cos’è fasullo?
È impossibile definire, in molti casi, il grado di esattezza di un’informazione, in quanto si può trasformare in una bugia bianca o in una cosiddetta fake news: tutto può essere cambiato, stravolto, ogni contenuto è in continuo movimento e niente rimane lo stesso, compreso quello che è successo veramente, un fenomeno osservabile, tangibile e il tutto per una manciata di like con una monetizzazione più fruttuosa.
Il tema preferito della disinformazione è il complotto, un continuo guardarsi le spalle dagli altri, un continuo stato di allerta, tutti sono in attesa di una nuova ipotetica catastrofe.
E il messaggio principale? Una continua serie di “tutto va a rotoli!”, “tutto è perduto”; “il futuro si prospetta catastrofico: entro il..”, qualsiasi cosa che attira l’attenzione e fa pensare al peggio, un messaggio che l’occhio umano non può ignorare e dal quale non può scappare, perché, a lungo andare, il lettore o l’ascoltatore viene influenzato, in un modo o nell’altro.
Un esempio lampante è stato quello della campagna antivaccinale perpetrata dai giornali, un continuo attacco alla cura e una diffusione epidemica di paura: per raggiungere lo scopo si è arrivati persino a collegare gli incidenti più casuali al vaccino e si è creata una relazione causa-effetto che sfida qualsiasi logica.
Non solo i vaccini sono stati sotto i riflettori ma anche tutte le tematiche più scottanti come il DDL Zan o qualsiasi disavventura politica, è come se ogni argomento fosse sotto il mirino di molti giornalisti che desiderano diffondere il panico e sviare il pubblico con le loro conclusioni approssimative, false e dettate da ideali ormai datati o corrotti.
Credo fermamente, e molti potranno concordare con me, che questa non può essere reputata un’informazione onesta, un’informazione che conserva il vecchio e originale scopo, ovvero quello di far pensare, di far riflettere e di far interessare i cittadini alla vita comune, a quello che succede intorno a loro e che ha una grande importanza nella loro vita.
Questo è solo un modo per guadagnare, guadagnare con le sciagure altrui, un modo con cui diffondere la discordia, poiché la gente agisce con ignoranza, basandosi solo su poche ed esigue informazioni, attaccando un sistema che all’apparenza reputano infimo e dittatoriale.
La ragione per cui le manifestazioni no-vax esistono, insieme a quelle di gruppi di estrema destra, è proprio questa: la disinformazione voluta da pochi danneggia molti.
È il diritto di tutti, quello di poter avere dei contenuti di qualità, capire i dati, avere delle statistiche attendibili, conoscere tutto quello che è necessario per stare al mondo perché di questo si tratta, di creare una coesione, un’unione tra le persone e portarle ad agire, ispirandole all’azione per il bene.
È necessario promuovere la cultura e degli ideali onesti, ideali che servono alla moltitudine e che la aiutano a svilupparsi, crescere in armonia, ricucire quel tessuto ormai strappato di un’unità perduta con le parole.
Stefania Giannetto
Una risposta su “Riflessione sull’informazione moderna”
L’ha ripubblicato su Space writer.
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