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Mughini, uno degli ultimi

Probabilmente vi starete chiedendo perché questo articolo non rientri nella rubrica “sport” o “spettacolo”, o in altre categorie che, secondo molti, dovrebbero contenere questo complesso personaggio. Opinionista, scrittore, giornalista, polemista. Per molti di voi Giampiero Mughini è questo. Solo questo. Ebbene, dal mio punto di vista, Giampiero Mughini è più di questo. Molto più di questo. Credo che infatti sia uno dei pochi a non meritare appellativi. Forse uno solo gli renderebbe onore, l’appellativo più autarchico di tutti: intellettuale.

La televisione (magari non la migliore) tende a banalizzare molte personalità, per un motivo molto semplice: la visibilità. E in un paese dove con la cultura non si può mangiare, è chiaro come la visibilità riguardi tutto ciò che è estraneo alla cultura. In questo articolo tenterò di mostrare, a chi avrà il piacere di continuare a leggerlo, il vero volto di un grande intellettuale.

Giampiero Mughini nasce a Catania nel 1941, una città che per le sue bellezze non poteva certo lasciare indifferente una mente così sensibile, ma che, allo stesso tempo, era una città troppo piccola e isolata. La cultura (o meglio, un certo tipo di cultura), nella Catania degli anni ‘50 e ’60, si muove zoppa e lenta. Questo voglio che sia chiaro: Mughini non odia Catania, semplicemente la nostra città non poteva offrire gli strumenti e le opportunità adatti a una mente così affamata di conoscenza e di attualità, quell’attualità colma del contrasto tra giovani di sinistra e giovani di destra, contrasto che Catania conosceva solo per echi lontani. Le ossa, Mughini, se le forma dentro “Lotta Continua”, testata del movimento della sinistra extraparlamentare omonimo, in cui Mughini non trova tanto affinità ideologiche, quanto stimoli intellettuali prodotti da menti giovani e feconde. La sua carriera l’ha poi vissuta in grandi testate, da Paese Sera, al Giornale, al Corriere della Sera e altri grandi nomi. Un aggettivo di cui va fiero, “rinnegato”, che completa il titolo delle sue memorie, gli venne attribuito dal regista Marco Bellocchio (in senso dispregiativo), per il fatto che si era allontanato, anche abbastanza presto, dalle utopie dell’estrema sinistra, così come da quella dicotomia intransigente tra comunisti-mangia-bambini e violenti fascisti. Interessantissimo e rivoluzionario fu il suo documentario sui gruppi giovanili di destra, tutt’altro che violenti, picchiatori e nostalgici: “Nero è bello” (1980).

Mughini è un uomo che ha la stima di grandi personalità, dall’immenso Indro Montanelli, al prof. Ernesto Galli Della Loggia, Fulvio Abbate, Nanni Moretti, e tanti altri. Possiede una meravigliosa casa a Roma frequentata dalle grandi menti ancora viventi del nostro paese, con al suo interno una libreria di ventiduemila libri. Mughini ama i libri disperatamente, sia come autore, che come custode. Le sue apparizioni televisive, vi assicuro, sono solo la punta di un iceberg che ha vissuto 80 anni di storia di un paese travagliato, con l’occhio attento di una persona con una cultura immensa e che con i suoi libri e le sue parole farà di tutto per dire sempre ciò che pensa, a prescindere da ciò che i suoi spettatori o lettori possano pensare.

Scomodo, sì. Eccentrico, certo. Rinnegato, anche. Intellettuale, senza alcun dubbio. Conoscendo Mughini, conoscerete una persona che non ha mai dato ascolto a nessuno su cosa si dovesse dire o cosa si dovesse pensare.

Ivano Belfiore

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