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Cultura Politica

Partiti digitali e piattaforme politiche

Dei commenti e delle riflessioni su un bellissimo testo, da uno studente sturziano

Buona sera cari lettori,

oggi vorrei parlarvi di un testo che ho recentemente letto, analizzato e studiato, il testo in questione è “I partiti digitali” di Paolo Gerbaudo.

È un testo abbastanza recente (2019) ed allo stesso tempo molto scorrevole per chi, come me, ama approfondire la realtà che ci circonda.

Come facilmente intuibile dal titolo, questo testo ci parla di partiti, di partiti “digitali”, ci parla si figure come “iperleader”, “supervolontario” e ci parla di “superbasi”. Vi starete chiedendo cosa significano tutti questi termini, bene, tenterò con questo mio piccolo articolo di spiegarvele, traendo spunto dal testo sopracitato.

Iniziamo parlando di partito politico. Il partito politico è una realtà molto flessibile contrariamente a quello che si potrebbe, erroneamente, pensare, mentre il partito digitale è un partito che si ispira a grandi piattaforme digitali come Facebook o Amazon. Questi partiti hanno saputo sfruttare i nuovi mezzi di comunicazione e di aggregazione sociale, riuscendo così a colmare lo svantaggio che avevano nei confronti degli altri partiti “tradizionali”.

Questi partiti hanno una loro piattaforma online all’interno della quale gli utenti iscritti possono prendere parte deliberazioni e consultazioni. Tutto questo non ha solo aspetti positivi come vedremo…

La “piattaformizzazione” dei partiti è anche un elemento di debolezza in quanto rende il partito preda della, talvolta, facilmente mutevole opinione della gente; è tutto un intero ecosistema social, vi è un perenne dibattito politico che ha trasformato la relazione tra sostenitori e partito, è come se non esistesse più il confine tra dibattito interno ed esterno al partito stesso.

A causa della volubilità dell’opinione pubblica, come accennavo prima, un leader politico non può mai dormire sogni tranquilli, non può mai essere certo che, perfino, i suoi “fedelissimi” siano immuni a cambi di vento.

I partiti piattaforma utilizzano le informazioni degli utenti in modo simile a come fa, per esempio, Facebook, ovvero hanno delle enormi banche dati che racchiudono informazioni prodotte dall’interazione delle migliaia di iscritti alle loro piattaforme; fanno affidamento al lavoro politico gratuito dei membri così come fanno già le aziende digitali. Cosa significa? Bene, i social media fans in funzione di likers e sharers trasmettono alla loro rete di amici virtuale le informazioni veicolate dal partito, ovvero, pubblicità gratis ed estremamente mirata.

I partiti sono estremamente propensi al mutamento. Ciò che conta, ahimè, non è più tanto il programma del partito, quanto la forma con la quale viene espresso e il modo in cui viene veicolato; questa tendenza ha quindi, evidentemente, conseguenze etiche e valoriali; a tenere unito il partito non sono più l’adesione a seguito di determinate decisione politiche, ideologia dello stesso e obiettivi ma bensì l’esperienza di coinvolgimento che hanno i membri del partito. Per andare nel concreto, basti vedere come alcuni partiti digitali (famosi) siano riusciti ad adattarsi, al limite dell’opportunismo, facendo accordi ed alleanze con partiti tra loro agli antipodi.

L’ascesa del partito digitale non causa solo un cambiamento politico a livello tecnico ma cambia proprio l’ideologia culturale di “partecipazione politica”, si parla di “partecipazionismo”, ovvero, è nato un nuovo credo democratico che considera la partecipazione più importante della rappresentanza, la fonte della legittimazione politica.

Ma ora mi chiedo, tutto questo partecipazionismo a cosa ci porterà? Non corriamo forse il rischio che da mezzo diventi, invece, un fine?

Qualora accadesse, volendo pensare che non sia già così, questo a cosa ci porterebbe? Beh, ci porterebbe o ci ha già portato (per fortuna non del tutto) ad una politica sterile, asciutta, senza sapore vero, la politica senza la vera militanza, non è nulla, diventa solo opportunismo e cinicità.

Ma torniamo a spiegare un paio di termini, cosa è un iperleader, chi è un iperleader?

Immaginate per un attimo il Movimento 5 stelle oppure la Lega oppure Italia Viva, riuscireste a non ricollegarle, immediatamente e rispettivamente a Grillo, Salvini e Renzi?

Nah, non credo, o almeno non ancora.

Un iperleader non deve necessariamente essere un ottimo comunicatore, quel che conta è che venga percepito come: genuino, probo, sincero e aperto alle richieste dei cittadini, e deve soprattutto essere super visibile, è un tipo di leader che si presenta come il classico “ragazzo della porta accanto”.

Un iperleader che si rispetti avrà una superbase, una superbase è l’insieme dei sostenitori attivi online che siano per lui fonte di legittimazione e che gli forniscano una attiva base di sostegno.

Adesso l’ultimo tassello: un iperleader che ha una superbase avrà certamente diversi supervolontari. Chi sono i supervolontari?

Sono dei volontari che a tempo pieno e gratuitamente svolgono per il partito funzioni non solo di routine ma anche funzione che un tempo svolgevano persone che si trovavano nel libro paga del partito tradizionale. I partiti digitali, a loro detta, suppliscono alla mancanza del “potere del denaro” con la potenza di arsenale dei supervolontari.

Spero che abbiate trovato interessante questo mio piccolo articolo che riporta parti di questo bellissimo libro (citato sopra) ai quali ho aggiunto considerazioni mie: come tutto quello che di tanto in tanto scrivo, il mio unico scopo è di far riflettere e meditare su ciò che ci circonda, nonostante tutto muti così rapidamente.

Cari amici, lottiamo! Lottiamo affinché la politica sia sempre più bella e diventi sempre più sana, ricca di valori (quelli veri), lottiamo affinché non diventi un semplice like ad una foto, lottiamo affinché torni all’entusiasmo degli albori, lottiamo affinché la politica sia un mezzo per fare del bene e non per fare interessi personali, lottiamo affinché il nostro paese possa tornare a risplendere.

Che Sturzo ci assista in questo percorso di miglioramento.

Con affetto, Biagio Gravina.

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