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Uno spiraglio per i rapporti umani?

Il concetto di “società liquida”, introdotto dal sociologo contemporaneo Bauman, è quello che meglio descrive l’insieme dello sviluppo e delle relazioni sociali, nel nostro nuovo mondo globalizzato. Una globalizzazione che ci ha avvicinati, ma che allo stesso modo ci ha fatti sentire più soli. Nel corso dei secoli, le modalità relazionali sono cambiate adattandosi a ciò che è il progresso storico e tecnologico del proprio tempo.

Nell’attuale società, tutto è appunto “liquido”, tutto scorre in questo flusso di cambiamento in cui ci siamo ritrovati, tra tendenze, fatti e le nostre emozioni tentennanti, siamo acqua che scorre, è un “panta rei”, direbbe Eraclito. La nostra società, ci ha insegnato a non affezionarci, a mettere da parte i sentimenti e a tuffarci nel consumismo.

Ci hanno fatto credere che tutto ciò che vogliamo, si può acquistare, ma non la stabilità dei nostri rapporti. “Amore liquido”, titolo della celebre opera di Bauman, pubblicato nel 2000, esprime un concetto che con l’avanzare degli anni, e senza dubbio del progresso, è ancora oggi più veritiero. I nostri legami hanno perso quel valore etico che un tempo dimostravano, hanno perso la loro certezza d’esistere. Quello che per i nostri antenati era un amore per tutta la vita, una normale prassi, basato sulla fiducia e sul rispetto, oggi si presenta come un ideale, destinato a chi conserva ancora dei sentimenti.

Forse siamo diventati più egoisti? Si è perso quel senso comunitario e ha trionfato l’individualismo, sotto influenza degli influssi consumistici che ogni giorno ci assillano; tendenze che portano gli inadatti ai “margini della società”, dove per stare con gli altri, bisogna seguire le mode, comportamentali e commerciali.

Paradossalmente, sono allo stesso tempo le medesime spinte egocentriche che ci rendono insicuri e ci rendono consapevoli della nostra condizione sociale. “Le emozioni passano, i sentimenti vanno coltivati”, afferma Bauman. Se ci hanno fatto credere di poter avere tutto senza impegno, l’eccezione viene nel momento in cui si parla di rapporti da curare, che richiedono tempo, dedizione ed anche energia.

Oggi, ascoltare chi amiamo ed aiutarli è un compito superfluo, che viene meno nell’incontro tra i nostri desideri e i nostri doveri, e anche solo comprare un regalo riesce a ricompensare la nostra mancata presenza e attenzione verso loro. Ciò ci fa illudere, pensando che tutto può sistemarsi facendo un acquisto, riducendo ciò che è spirituale ad un banale materialismo, quando invece, le nostre relazioni necessitano di adeguate cure.

Nell’anarchia del nostro destino, siamo persi e con pochi legami.

Quello che per Freud era il “disagio della civiltà”, nevrotica per via delle sublimazioni, oggi è un nuovo disagio esistenziale, un dramma che ci spinge ad adeguarci a quello che è il nostro divenire d’instabilità, ma anche a non sopraffarci di questo pessimismo, restando fermi in una situazione di limbo. Aspiriamo a delle certezze, ma allo stesso tempo queste ci terrorizzano: una condizione tormentata, la nostra.

La globalizzazione negli ultimi mesi ci ha messi di fronte ad una situazione sconvolgente, l’avvenimento della pandemia relativa al virus Covid-19, il mondo si è stretto attorno ad un lockdown totale, tutto è rimasto immobile: l’economia, i nostri progetti, noi stessi, le nostre relazioni, i nostri spostamenti, un’esperienza che ci ha stravolti in quella che era la nostra monotona quotidianità. Seppur si tratti di un fatto negativo, che non sia da sintetizzare in positivo nell’ambito umano?  Abbiamo rivalutato i nostri rapporti e il mondo che ci circonda, apprezzando ciò che ci sembrava scontato, capendo quanto siamo fragili, quanto le nostre gioie abituali possano essere effimere. 

Nietzsche, nell’opera “Ecce Homo” scrisse : “Vi prometto un’epoca tragica : l’arte suprema del dire sì alla vita, la tragedia verrà generata di nuovo, quando l’umanità avrà dietro a sé la coscienza delle guerre durissime, ma assolutamente necessarie, senza soffrirne”, che sia questo il momento di fare un passo in più per l’uomo, riponendo da parte i propri egoismi e agendo per il bene dei suoi simili?

Irene Serra

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