É da poco passato il 4 maggio. Sembrerebbe essere un giorno come tanti, ma in realtà non è così. È stato il 72esimo anniversario della drammatica tragedia di Superga. Durante quel periodo le nazioni del mondo intero, tra le quali principalmente l’Italia, si stavano lentamente riprendendo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. La tragedia di Superga, avvenuta il 4 maggio 1949 a Torino, tuonò violentemente: nelle menti degli italiani e del mondo intero. Alle ore 17:03, il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI, siglato I-ELCE, con a bordo l’intera squadra del Grande Torino, si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga, che sorge sulla collina torinese.
La squadra stava ritornando a Torino da Lisbona, dove aveva disputato una partita amichevole contro il Benfica. Nell’incidente perse la vita l’intera squadra del Torino, vincitrice di cinque scudetti consecutivi dalla stagione 1942-1943 alla stagione 1948-1949 e che costituiva la quasi totalità della Nazionale italiana. Le altre vittime comprendevano anche i dirigenti e gli accompagnatori, oltre all’equipaggio e a tre illustri giornalisti sportivi italiani. In totale le vittime furono 31. All’ex commissario tecnico della Nazionale, Vittorio Pozzo, fu affidato il compito di identificare le salme. I funerali si svolsero due giorni dopo presso il Duomo di Torino con un’imponente partecipazione popolare: oltre 600.000 persone si riversarono per le strade del capoluogo piemontese a salutare per l’ultima volta i calciatori.
I restanti membri della squadra, che non presero parte alla trasferta in Portogallo, furono proclamati vincitori del campionato italiano a tavolino. Nelle ultime partite che mancavano per finire la stagione, il Torino e gli avversari di turno schierarono le formazioni giovanili. Lo shock, che questo drammatico evento provocò, fu tale che l’anno seguente la nazionale si recò ai Mondiali in Brasile viaggiando in nave.
Con il nome di Grande Torino si indica la squadra di calcio italiana della società sportiva Torino Football Club, all’epoca chiamata Associazione Calcio Torino, nel periodo storico compreso negli anni quaranta del XX secolo, pluricampione d’Italia i cui giocatori erano la colonna portante della Nazionale italiana, nonché una delle formazioni più forti della storia del calcio. Con questo nome, benché si identifichi comunemente la squadra che perì nella sciagura, si usa definire l’intero ciclo sportivo, durato otto anni, che ha portato alla conquista di cinque scudetti consecutivi e di una Coppa Italia. Un’intera squadra, quella che era stata forse la più forte di sempre, sconfitta soltanto dal fato, aveva perso la vita.

A Superga, nel luogo dello schianto, sorge una lapide commemorativa davanti alla quale una delegazione del Torino ogni anno va in visita per ricordare i suoi campioni. Lo Stadio Filadelfia, luogo simbolo in cui quella squadra giocava, è stato recentemente ristrutturato dalla società e modernizzato per ospitare gli allenamenti della Prima squadra e le Giovanili, mentre agli ‘Invincibili’ è stato intitolato lo Stadio Olimpico del capoluogo piemontese. Venivano sopranominati anche così, gli “Invincibili”, ma purtroppo solo il destino fermò una squadra di assoluti campioni.
Indro Montanelli, nel suo pezzo commemorativo per il Corriere della Sera, scrisse: “Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta”.
Un ricordo che non può essere spezzato e che ogni 4 maggio deve essere celebrato. Un giorno tragico non solo per i torinesi e i tifosi “granata”, ma anche per ogni amante e non, di questo sport.
Riccardo Pennisi