Cos’è l’io? Come si definisce quella meravigliosa fiamma che arde dentro ognuno di noi, che fin dalle origini ha permesso all’uomo di fluire con il resto del tutto? Come si può definire quell’energia che ogni giorno continua a chiamarci anche se la sua calma e pacifica voce viene annullata dall’urlo estremista delle convenzioni, la sua armoniosa voce viene sfrattata ogni istante dalle infinite voci presenti dentro di noi?
Non possiamo sapere come si definisce; l’unica cosa sicura è che lei continua a cercarci e lotta per noi, come Demetra ha tanto cercato la sua Persefone quando Ade la portò con sé e ha combattuto per riaverla minacciando Zeus di far vivere agli uomini un infinito inverno, così, come una madre che corre alla ricerca disperata di sua figlia, l’energia divina, lo spirito presente dentro di noi, il nostro essere autentico corre alla nostra ricerca sperando un giorno di essere ascoltato.
Purtroppo l’essere umano ha la brutta abitudine di cercare una definizione per tutto, ha bisogno di chiudere le esperienze all’interno del preconcetto. Questa è una delle tante domande a cui potrebbe tentare di rispondere:
“Come si definisce quella fiamma che durante la nostra vita ci mostra un’ombra leggera di quello che noi effettivamente siamo?”
La certezza è che dovremmo inseguirla fino ad ottenere qualcosa che sfocia nell’umano ma che la maggior parte delle cerchiamo perché troppo presi dalla realtà materialistica che la dimensione in cui viviamo ci presenta. Ogni giorno, presi da tanti pensieri, da tanti doveri, sopraffatti dai concetti che sono entrati a far parte di noi dimentichiamo di dipingere la felicità nella tela della nostra vita, di scattare l’immagine più bella che potremmo trovare sul nostro cammino, lei continua a stare lì e ci aspetta, continua ad aspettarci come la natura attende la primavera che le permetterà di sbocciare.
Così, ogni mattina, invece di osservare il sole che appare puntuale in cielo e ringraziarlo, ci concentriamo sulla sveglia che suona imperterrita per dare inizio ad una nuova giornata che si concluderà con una luna meravigliosa che continua a stare nello stesso posto solo per essere osservata, ma noi saremo così occupati a guardare il dito che punta la luna che non daremo un minimo di attenzione a quest’ultima.
Allo stesso modo facciamo con noi stessi, siamo così concentrati dell’apparire, siamo così concentrati nel rispettare e definire in nostri ruoli in società a che trascuriamo le ricchezze che il nostro vero “io” presenta. Dimentichiamo che a lui le descrizioni non servono, non dobbiamo costruirlo. Lui c’è, per conoscerlo dovremo solo cercare il mezzo che ci condurrà nella nostra Terra interiore.
“Ghòthi seauton”(conosci te stesso),questa frase è scritta tutt’oggi sul tempio di Delphi, gli antichi greci hanno dato a questa frase un significato quasi mistico. Furono una civiltà molto complessa ed estremamente intelligente, e come tutte le civiltà piene di menti funzionanti, piene di menti intelligenti hanno sempre avuto una tendenza ad accogliere le concezioni comuni per rinnovarle in un modo originale. Credevano ad un ordine superiore gestito dagli dei.
Chi era il sapiente in questo quadro? Chi era colui che aveva l’accesso alla conoscenza di quest’ordine? Colui che arrivava a conoscere sè stesso. Gli antichi greci sono famosi per essere stati una civiltà estremamente contraddittoria. Il peccato fondamentale del greco era la tracotanza, superare i limiti ma per conoscere sé stessi bisogna superare i propri limiti. Appare quasi come un paradosso che riflettendo potremmo rivalutare. Quante volte abbiamo provato a fermare il mosaico di pensieri che è la nostra mente? Quante volte abbiamo provato a sederci e cercare il silenzio?
Un giorno Hume, dopo tante ricerche, provo a farne una su sé stesso, provò a sedersi e cercare la sua vera voce in mezzo al silenzio, non ci riuscì, c’erano così tante voci collezionate nella sua mente che non riusciva più a riconoscere la sua. Questo è il motivo per cui conoscere il proprio io è un atto di tracotanza, per farlo si devono cancellare tutte le voci presenti nella nostra mente e cercare la nostra. Questa voce saprà mostrarci un cammino che ci porterà alla consapevolezza derivata dalla conoscenza di noi stessi, una conoscenza più profonda e, allora, solo allora torneremo ad amare tutto ciò che ci circonda con la semplicità di un bambino.
Barbara Lagona