È passato ormai un anno da quando la pandemia ha radicalmente cambiato le nostre vite. Ogni settore è stato duramente danneggiato, creando così problematiche sia nell’aspetto sociale sia in quello economico. Uno di questi è lo Sport. Un anno in cui quest’ultimo è stato privato del suo “cuore pulsante”, ovvero i tifosi. Per i primi mesi di pandemia lo sport si è fermato, per poi riprendere gradualmente a “porte chiuse”. Stadi, palazzetti e strutture in cui l’accesso al pubblico è stato vietato. Vedere una tribuna vuota risulta essere straziante non solo per un appassionato di sport, ma ugualmente per chi non lo segue. Si è parlato più volte in questi mesi di una possibile riapertura di queste strutture e intorno agli inizi di settembre la svolta sembrò essere vicina. La seconda ondata del virus però cancellò questa possibilità. Passati ulteriori mesi, fino ad oggi, non vi è ancora un programma prestabilito per la possibile, almeno parziale, riapertura. I problemi iniziano invece a farsi sempre più concreti. Perché se è vero che viene proibito seguire un evento sportivo all’interno dello stadio, purtroppo si sono verificati casi in cui i tifosi raggruppandosi al di fuori dello stadio, hanno creato maxi assembramenti.

Nell’ultimo mese sono accadute più situazioni di questo genere. Ad esempio durante il derby di Milano tra Inter e Milan, migliaia di tifosi si sono radunati al di fuori dello Stadio San Siro prima della partita per aspettare i pullman delle rispettive squadre e per supportarle all’arrivo. La polizia ha cercato, in vano, di impedire questi raggruppamenti, ma ormai il danno era stato fatto. Un altro evento simile è avvenuto quando l’Atalanta, nel proprio stadio di Bergamo, ha affrontato in champions league il Real Madrid. Analoga situazione avvenuta a Milano nei giorni precedenti. Questi avvenimenti non possono essere tollerati vista l’emergenza sanitaria che l’Italia sta dovendo sopportare, ma possono essere evitate. Questi eventi, purtroppo non si sono verificati solo in Italia, rendendo la situazione insostenibile. La soluzione sembra essere una sola: la riapertura graduale degli stadi e di tutte le strutture là dove è possibile garantire la visione dell’evento sportivo con le misure sanitarie adeguate. Se venissero ideate delle situazioni idonee per garantire il rispetto delle norme anti covid, al fine di permettere ad una determinata percentuale di tifosi, dipendentemente dalla capienza della struttura, si eviterebbero questi maxi assembramenti. In Inghilterra un progetto del genere è stato avviato, vista l’ampia diffusione del vaccino nel paese. Esso prevede che verso la metà di maggio saranno ammessi fino a 10mila spettatori, o il 25% della capienza della struttura. Un passo deciso verso uno auspicato ritorno alla normalità, che possa essere d’esempio per gli altri Paesi, sempre se la situazione lo permetterà. La speranza è quella di vedere un giorno le strutture di nuovo gremite di tifosi, perché lo sport non può continuare ad andare ulteriormente avanti senza il suo “cuore pulsante”.
Riccardo Pennisi