Ti è mai capitato di guardarti allo specchio e vederti sbagliata? Pensare che la forma delle tue gambe, delle tue cosce o delle tue braccia non vadano bene? Ti è mai successo di pensare almeno una volta che la tua vita e il tuo modo di relazionarti con gli altri sarebbero stati diversi, magari migliori, se avessi avuto un altro tipo di fisicità? Ti è mai capitato, almeno una volta, di nasconderti dagli sguardi discriminatori dello specchio?
“È solo di un brutto momento. Una brutta giornata. Può capitare a tutti. Da domani starai meglio” pensi tra te e te. Ma i giorni passano e tu non cambi mai, sei sempre la stessa, con i tuoi fianchi troppo larghi, le braccia flaccide, le cosce grosse e il doppio mento. Troppi difetti. Magari con un po’ di palestra e un’alimentazione detox in una settimana riuscirai a smaltire chili di troppo e mettere quel vestitino tanto attillato che avevi comprato per Capodanno. E se tutto questo non bastasse? A mali estremi, estremi rimedi. Ok dai. Smetti di mangiare, oppure mangia e poi vomita, così acceleri il metabolismo, oppure strafogati di cibo, mangia fino a sentirti male. Solo così, per un momento, un breve istante, ti convincerai di star facendo la cosa giusta o quantomeno non penserai ai tuoi mille drammi.
E di te cosa rimane? Sei davvero disposta a calpestare te stessa e il tuo corpo per sentirti finalmente “normale”? Per poter entrare nei jeans taglia 38. Per non essere più etichettata come la “cicciona” o lo “stecchino” della classe. Per poter finalmente alzare gli occhi dal pavimento e camminare a testa alta, senza essere condizionata dagli sguardi dei passanti.
La verità è che tu non sei soltanto questo. Non sei solo ossa o solo carne, senza forme o eccessivamente formosa. Non sei quell’odioso numero che compare sulla bilancia ogni volta che ti pesi. Non sei la foto che posti su Instagram con il mento all’insù, la pancia tirata, le braccia lontane dal corpo e il bacino all’indietro. E non vali neanche un millesimo dei like che prendi per ogni foto postata.
Per quanto tu possa credere o meno nell’esistenza del fisico perfetto, la verità è che fai parte di una società nella quale conta di più la moda dell’apparire e non quella dell’essere. Appartieni ad un mondo fatto di etichette su misura e di modelli in pronta consegna, in cui, dietro ai sorrisi di cartongesso, alle maschere di trucco e al corpo lampadato e scolpito si nascondono le proprie imperfezioni. Ci si vergogna. Perché è più facile annullarsi e uniformarsi ai modelli estetici imposti dalla società piuttosto che accettarsi per come si è e trasformare le proprie imperfezioni in modelli di sé stessi. È difficile. Ancora di più quando il rapporto con il cibo diventa ostile, ossessivo e deleterio.
La linea è sottile, e non di rado l’incapacità di ascoltare il proprio corpo porta alla diagnosi di un disturbo del comportamento alimentare. In Italia la percentuale dei casi affetti nel 2020, secondo la direttrice del Centro disturbi del comportamento alimentare di Todi, Laura Dalla Ragione, è aumentata del 30%. La bulimia, l’anoressia e l’obesità sono diventate le malattie predilette di una società malata di apparenza, che colpiscono le fragilità di ragazzi e ragazze insultati, giudicati e puniti per avere una fisicità diversa da quella propagandata.
La verità è che esiste un’altra storia, un’altra realtà al di là specchio, in cui la diversità non spaventa e la vera bellezza da custodire e proteggere risiede nelle parole, nei gesti e nei sorrisi sinceri della gente comune.
“Sei come sei, chissà chi sei se non lo sai, ma sii quello che vuoi. Saremo liberi di essere noi” (Levante, Santa Rosalia).
Martina Maiuzzo