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Cultura

La crisi delle “grandi narrazioni”

Numerosi sono i filosofi che hanno messo in discussione i valori, le consuetudini, le regole morali presenti nella società moderna occidentale, mettendone in evidenza la precarietà.

Nietzsche riteneva che solo mediante la distruzione dei valori passati l’uomo divenendo ‘’superuomo’’ può proiettare l’umanità verso un nuovo modo di vedere e concepire il reale; il filosofo post-modernista Lyotard vedeva nella caduta delle ‘’grandi narrazioni’’, ovvero quegli ideali considerati assoluti e capaci di legittimare la nostra esistenza, un bene, la via verso un’umanità liberata.

Ed è proprio la crisi (tra le crisi) di tali ‘’grandi narrazioni’’ quella  a cui stiamo assistendo: la società in cui viviamo sempre più incerta e relativistica genera un disincanto nei confronti di norme, valori, ideali, sempre più considerati illusori; soprattutto  fra i giovani è forte questo sentimento di disillusione, perché nati  in un’epoca caratterizzata da una forte spinta alla globalizzazione, da crisi economiche, ambientali, socio-culturali, capaci di mettere in dubbio anche la più solida delle certezze; l’idea che possa esistere un’unica interpretazione della realtà che ci circonda o di affidarsi a principi o ideali universali e assoluti è sempre più considerata quasi fuori luogo se non utopica.

Sicuramente la possibilità di entrare in contatto con diverse prospettive, culture, filosofie, stili di vita e modi di pensare derivanti dalla globalizzazione e dalla diffusione di mezzi di comunicazione di massa quali  Internet in primis, ha contribuito alla diffusione di  una visione del mondo come un mosaico, costituito da numerosi pezzi ognuno con diverse caratteristiche e facenti parte di un insieme globale.

Ciò ha portato ad un imporsi, in occidente in particolare, di un forte relativismo: ciò da un lato è positivo, perché nel tempo ci ha permesso di liberarci da numerosi dogmi, da ingiusti tabù e ha contribuito ad accrescere la consapevolezza di far parte di una grande popolazione globale e ciò ha permesso una maggiore apertura e tolleranza verso ciò che si considera normalmente diverso. Questo atteggiamento è principalmente diffuso tra le nuove generazioni.

Di contro ciò ha spinto molti a reagire in maniera opposta, rifuggendo nel più bieco fanatismo, nell’estremismo e nell’idealizzazione di un’epoca passata in cui i vecchi valori puri, semplici e assoluti rendevano la vita dell’uomo più autentica, priva di grosse incertezze e soprattutto ancora fedele a tradizioni e fede nell’idea di nazione.

Quello della fede nei valori nazionali e nell’idea di patria in generale è stato oggetto di dibattito: molti esponenti delle frange più conservatrici della politica e del mondo intellettuale vedono nella globalizzazione e nella caduta delle ‘’grandi narrazioni’’ un vero e proprio sradicamento dell’individuo dal suo legame con la comunità, lo stato e tutto ciò che è legato ad esso politicamente e culturalmente.

Al contrario di quanto sostenuto dai post-modernisti questa caduta non porterà ad un’umanità liberata, capace di intendere e volere autonomamente senza piegarsi di fronte ad alcun assoluto; essi vedono la totale alienazione dell’identità dell’uomo in balia di un ‘’pensiero unico’’ globalizzante anti identitario che mira solo alla totale uguaglianza tra individui considerati alla stregua di numeri privi di peculiarità.

La così detta generazione Z viene vista come la principale vittima di questo processo. Sicuramente la decadenza dei valori universali ha i suoi contro, per molti questa genera ansia, frustrazione, disillusione verso l’avvenire ma di certo si tratta di una prospettiva eccessivamente pessimistica.

Infatti, spesso più che rinunciare al passato le nuove generazioni integrano il loro background culturale derivante da queste famose‘’ grandi narrazioni’’ con nuovi valori acquisti, nuove prospettive e stili di vita che la nuova società ha contribuito a formare.

L’umanità che si verrà a delineare tra diversi anni potrebbe essere più aperta, tollerante, potrebbe dar vita a nuovi fermenti culturali derivanti dalla commistione con diverse culture, religioni, filosofie e, chissà, magari quasi come fosse un ciclo perenne potrebbe dare forma a nuove ‘’grandi narrazioni’’ che altrettanto ciclicamente cadranno.

Tutte congetture ed ipotesi ancora prive di un riscontro empirico definitivo poiché il processo che qui sinteticamente ho cercato di descrivere è in pieno svolgimento e la sua conclusione è ancora imprevedibile.

Ruggero PierPaolo Giglio

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