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Vaccine day in Italia: la luce in fondo al tunnel?

Ieri, 27 Dicembre 2020, alle ore 07:20 tre operatori sanitari dell’istituto Spallanzani di Roma hanno ricevuto la prima dose del vaccino anti-COVID19 Pfizer-BioNTech.

Negli ultimi anni i vaccini sono stati al centro di numerosi dibattiti, ora come mai per la battaglia contro il Covid-19, il nemico che ci ha costretti a casa per quasi un anno e che purtroppo ha infettato più di 77.228.903 di individui e ucciso 1.718.470 di persone nel mondo. Per avere un quadro generale sul nuovo prodotto Pfizer-BioNTech, bisogna prima capire cosa sia un vaccino, cosa contenga e che vantaggi o svantaggi abbia dato all’umanità dalla sua prima creazione nel 1796.

Che cos’è? Una pozione magica? Un insieme di ingredienti messi a caso per dare speranza al mondo? No! È un preparato contenente piccole quantità di microorganismi patogeni (virus e batteri) volti a indurre la produzione di anticorpi protettivi da parte dell’organismo, conferendo una resistenza specifica nei confronti di una determinata malattia infettiva

Oltre all’ingrediente principale sono presenti anche coadiuvanti, stabilizzanti, antibiotici e conservanti, che servono per potenziare la risposta immunitaria e per preservare il vaccino. 

Come tutti i farmaci, anche essi hanno degli effetti indesiderati e molto di rado possono scatenare reazioni indesiderate, ma le autorità di controllo hanno protocolli molto rigidi e il beneficio supera non di poco il rischio. Inoltre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che 2-3 milioni di persone vengano salvate ogni anno dai programmi di vaccinazione, contribuendo ad una marcata riduzione della mortalità nei bambini di età inferiore ai 5 anni e il decremento nell’incidenza di malattie considerate mortali fino a qualche anno fa. 

Il nuovo vaccino oggi somministrato in Italia contro il Covid-19 è strutturato su una base di mRNA (RNA messaggero) protetto e incapsulato in strutture lipidiche (sfere di grassi chiamati liposomi) che gli consentirà di essere veicolato nelle cellule umane per affinità con i fosfolipidi delle nostre membrane cellulari. Una volta rilasciato l’mRNA nel citoplasma delle cellule, questo andrà incontro alla sintesi proteica e produrrà, partendo dalle sue informazioni, la proteina Spike del virus, che uscirà dalla cellula. A questo punto il sistema immunitario produce gli anticorpi neutralizzanti contro la proteina appena prodotta del SARS-CoV-2 e le cellule della memoria. 

Ciò che è importante ricordare è che l’mRNA iniettato non può modificare il nostro DNA. Grazie a questo vaccino, che ci inietta già un mRNA pronto per la sintesi proteica, nessuna nuova informazione entra nel nucleo, modificandolo, ma tutto avviene prima nel citoplasma e dopo all’esterno della cellula.

Il comitato per i medicinali umani (CHMP) dell’EMA ha completato la sua rigorosa valutazione di Comirnaty, concludendo per consenso che sono ora disponibili dati sufficientemente solidi sulla qualità, sicurezza ed efficacia del vaccino per raccomandare un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionale formale. Il motivo di questa specifica autorizzazione è dato dal fatto che sono stati forniti dati meno completi di quelli normalmente richiesti, però quelli già disponibili indicano che i benefici del medicinale superano i suoi rischi ed il richiedente dovrebbe essere in grado di fornire i dati clinici completi in futuro. 

Ciò fornirà un quadro controllato e solido per sostenere le campagne di vaccinazione a livello dell’UE e proteggere i cittadini dell’Unione.

Una discussione interna delle ultime ore si focalizza sempre più sulla quantità di dosi ricevute Paese per Paese all’interno dell’UE. Sarebbe utile ricordare infatti come i contratti con le aziende produttrici dei vaccini sono stipulati direttamente dalla Commissione Europea per conto di tutti i paesi membri dell’unione. A tale conto, la presidentessa della CE Ursula Von der Leyen ha voluto ricordare come ogni paese sia destinato a ricevere la quota che gli spetta in proporzione al numero di abitanti, secondo quanto visto dalle statistiche di Eurostat. Le stime porterebbero l’Italia ad avere in totale circa 27 milioni di dosi, pari al 13,5% del totale dell’ordine di 300 milioni di dosi effettuato dall’UE verso Bionthech-Pfizer. In Italia però, al momento, sono arrivate solo 9.750 dosi a fronte delle 151.125 tedesche o delle 19.500 francesi. Il dato non sembra spiegarsi con riguardo alle statistiche circa la popolazione: in Italia infatti vi sono 60 milioni di abitanti, in Germania 83 e in Francia 67. 

La sproporzione non sembra essere giustificata, anche se il Ministro della Salute Speranza ha fatto sapere che un carico di 470 mila dosi a settimana è pronto ad essere consegnato in tutto il paese, per un totale di 8,749 milioni nel primo trimestre. La somministrazione partirà come prevedibile dai medici, infermieri ed operatori sanitari che lavorano a stretto contatto con il virus, successivamente si andrà a somministrare nelle RSA e case di riposo per poi andare ad intaccare le fasce di età scaglionate dalla più grande fino al limite di 16 anni, sotto il quale non sarà possibile effettuare il vaccino, ma ciò non preoccupa in quanto i dati confermano che tra i 4 e i 15 anni l’immunità è massima.

Il vaccino dovrà essere somministrato 2 volte a persona; dopo la prima somministrazione, si dovrà orientativamente attendere 1 mese di tempo per riceverne una seconda ed aspettare ulteriori 10 giorni per completare il ciclo. Si ha molta incertezza riguardo al dopo, sicuramente i vaccinati dovranno comunque in via precauzionale continuare a rispettare tutte le misure di sicurezza imposte dallo stato, poiché non si sa se il vaccino possa impedire alla persona di essere portatore del virus e quindi contagiare chi ancora non sia stato sottoposto alla vaccinazione.

Ieri è stato il primo giorno di somministrazione: tra le vaccinazioni, si riscontrano quelle della professoressa Rosaria Capobianchi, simbolo della lotta al virus, colei che partecipò per prima nel diagnosticare la prima infezione da Covid-19, l’infermiera Claudia Alivernini e l’operatore sociosanitario Omar Altobelli. Anche il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha voluto esprimere il suo supporto alla lotta al virus facendosi vaccinare e mostrandosi orgoglioso di come la lotta stia proseguendo per il verso giusto.

Inoltre, sarebbe utile fare un’ulteriore riflessione per comprendere al meglio i reali rischi dell’assunzione del vaccino. Sempre più persone negli ultimi tempi stanno criticando la cura mediante il vaccino a causa dei possibili effetti indesiderati che questo potrebbe portare sull’essere umano, decidendo di non vaccinarsi con la prospettiva di curarsi mediante immunità di gregge, ovvero permettendo a tutti gli altri di vaccinarsi in maniera facoltativa rendendo di fatto la circolazione del virus come inesistente. Risultato che però potrà essere raggiunto solo nel lungo periodo, orientativamente entro il 2022.

I dati dell’AIFA rispecchiano come il farmaco più venduto e usato in Italia sia la Tachipirina, i cui effetti indesiderati sono edema della laringe, shock anafilattico, insufficienza renale acuta, epatite, eritema etc.

Al secondo posto invece si ha Vivic-c, contenente la famosa Vitamina C con cui complottisti e negazionisti dicono poter guarire tutto, compreso il cancro. Gli effetti indesiderati? Nausea, vomito, diarrea, asma, cefalea, ritardo del parto etc.

E così via per tutte le migliaia di medicinali che gli italiani assumono almeno una volta nella vita. Sono veleni? No, contengono solo elementi che possono dare reazioni indesiderate proprio come tutte le altre sostanze che si trovano in natura (il polline, l’arachide, le punture di api). Tutto ciò viene accettato, il vaccino no. 

Quindi si, è lecito preoccuparsi per i possibili effetti collaterali del vaccino, ma forse, per coloro che sarebbero pronti a mettere in pericolo la propria vita e quella dei propri cari solo per paura di quelli che potrebbero essere gli effetti collaterali di un vaccino, senza essersi mai preoccupati degli effetti collaterali di tutti gli altri farmaci, dovremmo chiederci se il problema sia davvero il vaccino.

Il pericolo non è sicuramente debellato, è ancora estremamente presente, non si è certi se una volta ricevuta anche la seconda dose a testa si riuscirà ad essere in grado di tornare come prima, il futuro è incerto, ma questo può essere sicuramente considerato come un primo piccolo passo verso una normalità che mai come ora è mancata ed è desiderata. Nel frattempo, l’invito è sempre quello di tenere prudenza e pazienza, nell’attesa di un risvolto positivo che solo il tempo potrà dare, con la sicurezza che si supererà questo scoglio con più consapevolezza rispetto al passato delle cose che davvero contano nella vita di ogni giorno.

Paola Portuese e Antonio Spampinato

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