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Cani anti-Covid, una zampa dal regno animale

L’uso di cani nel riconoscimento di alcune patologie è ormai una pratica comune e molto diffusa; grazie al loro potente olfatto, i cani vengono già impiegati nella diagnosi precoce di varie forme di tumore.

Non si tratta di magia ma di semplice chimica. Il cane è definito un organismo macrosmatico, ovvero un organismo in cui il senso dell’olfatto è particolarmente sviluppato. I recettori olfattivi del cane risultano talmente specializzati da poter percepire circa mezzo milione di composti odorosi, seppur presenti in concentrazioni estremamente ridotte. È proprio sulle straordinarie capacità olfattive del migliore amico dell’uomo che si concentra la ricerca.

Sembrerebbe infatti che i cambiamenti metabolici dell’organismo, causati dall’infezione virale da Covid-19, portino al rilascio di un particolare tipo di sudore, facilmente riconoscibile dai cani. Le prime ricerche sono partite dall’Università di Helsinki, in Finlandia, in cui vennero utilizzati cani addestrati per il riconoscimento del cancro a fiutare specifiche tracce di un sudore in un paziente malato di Covid-19. Secondo la professoressa Anna Hielm-Bjorkman, che ha guidato la fase finale di addestramento dei cani, i risultati forniti avrebbero un’elevata affidabilità, circa del 95%, e, cosa ancora più importante, richiederebbero pochi secondi per essere forniti. Tali affermazioni sarebbero supportate da diversi studi condotti in diversi paesi del mondo, tra cui lo studio dell’Universidad Catolica del Cile e la ricerca della London School of Hygiene & Tropical Medicine.

Il primo impiego di cani anti-Covid si è verificato all’aeroporto di Helsinki, dove attualmente sono stati “assunti” 16 cani per individuare potenziali positivi, seguito dagli aeroporti di Dubai e Abu Dhabi, tra i primi a passare dalla sperimentazione alla pratica. Il sistema di controllo in aeroporto è tanto semplice quanto efficace: i passeggeri in arrivo dall’estero vengono inviati a pulirsi il collo (regione del corpo particolarmente soggetta a sudorazione) con delle speciali salviette in grado di assorbire completamente le sostanze sudoripare, queste vengono poi segnate con un identificativo del passeggero e conservate in piccole scatole. L’addestratore si occuperà quindi di disporre ogni scatola attorno a delle lattine contenenti diversi profumi, così che le indagini dello “sniffer dog” risultino quanto più valide e accurate possibili.

Secondo i ricercatori, i cani possono rilevare la positività di un passeggero in 10 secondi, e riescono a completare l’intero processo in un minuto. In caso di positività di un passeggero, questo viene indirizzato, secondo le norme di sicurezza, al centro sanitario dell’aeroporto per effettuare un test, ovviamente gratuito.

Altri progetti sono attualmente in fase di sviluppo in Europa, specialmente in Germania, dov’è in corso una collaborazione tra l’esercito tedesco e l’Università Veterinaria di Hannover, in Francia, in cui il progetto Nosais-Covid-19 si accinge a diventare operativo sul territorio nazionale, oltre che nel già citato Regno Unito che, secondo i ricercatori della Medical Detection Dogs, si appresta ad introdurre l’uso di cani anti-Covid in numerosi aeroporti del paese.

In Italia il progetto è gestito dalla Onlus Medical Detection Dogs Italy, il cui Direttore Tecnico, Aldo La Spina, dichiara la possibilità di avere “sniffer dogs” operativi nel suolo nazionale nel breve periodo. Sebbene tali dichiarazioni risultino ampiamente ottimistiche, vengono messe in luce dallo stesso Aldo La Spina alcune inefficienze delle Istituzioni e del Servizio Sanitario Nazionale; in particolare, l’inabilità di accesso ad una biobanca con campioni del virus, e la mancanza di un protocollo medico che metta in sicurezza gli animali e gli operatori durante l’addestramento.

Nonostante i dubbi relativi all’efficacia di questo nuovo metodo diagnostico di alcuni medici e scienziati, tra cui il connazionale virologo Fabrizio Pregliasco, il quale si rivela particolarmente diffidente all’utilizzo pratico degli “sniffer dogs”, resta alta la fiducia verso gli amici a quattro zampe che si rivelano, ancora una volta, i compagni più fidati dell’uomo.

Roberto Maccarrone

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