Al giorno d’oggi i progressi tecnologici vengono puntualmente criticati. Si dubita (molto spesso senza conoscere) delle potenzialità di quel determinato sviluppo tecnologico, poiché è più semplice giudicare negativamente ancor prima di vedere i risultati a cui esso può portare. Ed è il caso del sistema Halo. Quest’ultimo è un complesso di protezione usato nelle serie formula della FIA, ovvero la Federazione Internazionale dell’automobile, che consiste in una barra curva posta a protezione della testa del pilota. Il 29 novembre tale struttura, criticata sin dalla sua fabbricazione, salvò la vita al pilota Romain Grosjean durante il Gran Premio in Bahrain. Al primo giro all’esterno della quarta curva, il pilota franco-svizzero, viaggiando a una velocità di 240 km/h, sbaglia manovra e la sua monoposto si tocca con quella di Daniil Kvat perdendo il controllo. È qui che incomincia la dinamica da incubo. La vettura sbanda verso destra, finendo fuori pista e andando a scontrarsi quasi frontalmente con il guard rail. L’impatto si stima essere avvenuto ad una velocità di circa 221 km/h, il che provoca il cedimento delle due lame inferiori del guard rail, sotto cui passa l’intera monoscocca, mentre contemporaneamente ruota in senso orario e trasla lungo la pista. Fortunatamente l’Halo squarcia il guard-rail, proteggendo la testa del pilota ginevrino, che avrebbe potuto subire danni letali con le vetture di tre anni fa. La cellula di sicurezza e il motore si staccano. Sebbene sia molto raro, è dunque possibile per il motore staccarsi dal telaio, considerando anche la notevole torsione subita dai bulloni nell’impatto, e la presenza di un paletto del guard rail che ha favorito a dividere in due la monoposto. Scoppia subito una gran incendio, causato dal disperdersi del carburante. Le immagini delle fiamme hanno evocato ricordi tragici, di una Formula Uno che sembrava dimenticata. Gli schianti fatali di Piers Courage, Roger Williamson, il rogo che cambiò la vita a Lauda. 28 secondi è stato il tempo trascorso dall’incidente fino al momento in cui Grosjean è riuscito ad uscire, sulle proprie gambe, da quell’inferno. La sua enorme fortuna è stata quella di essere rimasto cosciente ed aver seguito in maniera impeccabile il protocollo di emergenza. L’intervento dei soccorsi è stato anch’esso provvidenziale: sia nel soccorrere il pilota, sia nello spegnere l’incendio. Il pilota, rimasto illeso, viene poi portato in ospedale per i necessari controlli di rito che fortunatamente rivelano solo delle lievi ustioni a mani e caviglie. La FIA ha necessariamente aperto un’inchiesta sull’accaduto e cercheranno di essere chiariti gli eventi che hanno portato alla divisione della vettura e al posizionamento dei guard rail in quel settore di pista.
A un paio di giorni dall’accaduto possiamo dire con certezza che si sia trattato di un “miracolo” sportivo, ma va data la giusta rilevanza all’eccezionale funzionalità del sistema Halo. Il sensazionale ex pilota Niki Lauda disapprovò il suo l’utilizzo, poiché a suo parare questa struttura snatura l’essenza stessa delle vetture da corsa, l’estetica e inoltre limita la visuale. L’efficacia dell’Halo è stata attestata dall’analisi dei dati raccolti durante alcuni scontri occorsi in Formula 1 negli anni immediatamente seguenti la sua introduzione obbligatoria, fra i quali quello avvenuto a Charles Leclerc nel corso del Gran Premio del Belgio 2018, in cui deviò l’impatto con la monoposto di Fernando Alonso, e come detto a Romain Grosjean nel Gran Premio del Bahrein 2020. Inizialmente sia il monegasco sia il francese erano tra coloro dichiaratisi contrari all’introduzione dell’Halo, ricredendosi dopo avere avuto salva la vita grazie a esso.
Ma cos’è e come funziona questo sistema? Si tratta di un sistema di sicurezza, pensato e realizzato per proteggere la testa del pilota durante la gara. Il nome completo è Single-Seater Additional Frontal Protection, ma più comunemente noto come Halo. Il progetto si basa su un prospetto Mercedes, anche se vi è stata una collaborazione con alcuni ingegneri italiani. Il sistema non è sviluppato dai team, bensì da un produttore esterno scelto dalla Federazione ed uguale per ogni vettura. Nacque intorno al 2016, ma i primi test vennero eseguiti solo nell’anno seguente. Nel 2018 venne reso obbligatorio per ogni monoposto dalla FIA. Quest’ultima, per un miglior sviluppo del sistema, ha analizzato tre possibili scenari: la collisione tra due veicoli, un contatto tra l’autovettura e, come il guard rail, l’ambiente circostante e la collisione tra i veicoli e i detriti. I test effettuati hanno evidenziato come il rischio di lesioni per il conducente si sia ridotto in modo significativo, aumentando il tasso di sopravvivenza del 17%. Il sistema è composto da una staffa di titanio che si collega al telaio della monoposto in tre punti e circonda la testa del pilota. Il suo peso ad oggi è di 9 kg, mentre nel 2016 pesava circa 7kg.
In una società dove ormai si dà molta più importanza all’estetica e al design, l’Halo è stato più volte modificato cercando di renderlo “elegante”, ma con scarsi risultati. Per una volta però l’estetica può essere dimenticata per lasciare spazio all’incredibile efficienza di questo sistema, senza il quale ad oggi moltissimi piloti avrebbero perso la vita. Un progetto iniziato ben 4 anni fa che, nonostante le pesanti critiche, oggi si prende la sua personale rivincita, soprattutto dopo l’orribile incidente verificatosi qualche giorno fa. Perché se oggi Romain Grosjean è vivo, lo deve principalmente a questo sistema. E anche lui, come tutti noi, può dire di aver assistito ad un vero e proprio “miraco(Ha)lo” sportivo.
Riccardo Pennisi