A quindici anni è tutto molto più semplice.
Magari hai la fortuna di avere un sogno nel cassetto, magari sai già cosa ti piacerebbe fare da grande, magari non lo sai, ma puoi sempre inventarlo.
È tutto così lontano.
L’unica scelta che hai fatto fino a quel momento è stata decidere in quale scuola andare.
Che poi non ti piaceva la matematica e hai scelto il liceo classico.
A diciotto anni, una volta sostenuto l’esame di maturità, ti sei ritrovato davanti ad una scelta già un po’ più importante.
Se andare all’università, e in quale facoltà eventualmente iscriverti.
E c’è chi alla scelta è arrivato preparato, chi invece è andato a tentoni, chi ha scelto di non proseguire con gli studi, chi si è iscritto all’università perché non farlo sembrava essere fin troppo preclusivo nella società odierna.
Qualsiasi sia stata la scelta questa è nella maggior parte dei casi naturalmente inconsapevole, per le circostanze, per l’immaturità insita in quell’età, per i troppi dubbi, per il salto nel vuoto che sei costretto a fare.
Ma quando sei dentro, quando ogni giorno devi fare i conti con quella scelta, ti capiterà di non sentirti all’altezza, di tormentarti chiedendoti se stai sbagliando ogni cosa, di non riuscire a superare quella delusione, di voler buttare tutto in aria.
E non hai quindici anni, ma non ne hai neanche più diciotto. Il tempo incalza e a volte tornare indietro richiede troppo coraggio, altre volte non riusciresti neanche a pensarla un’alternativa.
E così inizi a pensare che paradossalmente a quindici anni, in quella ingenuità incosciente, avevi sicuramente le idee più chiare di quanto tu non le abbia adesso.
E inizi a chiederti
“Chi sono?”
“Dove sto andando?”
“Cosa voglio essere?”
“Riuscirò a diventare quel che sogno?”
O ancor peggio…
“È ancora quel sogno che voglio realizzare? “
E subentra la stanchezza, l’esasperazione, l’inadeguatezza.
E inizi a cercare risposte ovunque fino a che ti accorgi che la risposta che cerchi la puoi trovare solo in te.
Non nella valutazione di un esame, né nelle parole che ti hanno ferito, neanche nel confronto con gli altri.
Non nella fortuna o nella sfortuna del tuo percorso di studi.
La risposta è lì, dentro di te.
È in tutte quelle volte che avresti voluto mollare tutto, ma non lo hai fatto.
È in tutti quei pomeriggi in cui ti sei chiesto se fosse davvero quella la tua strada, ma non l’hai cambiata.
È in tutte le occasioni che hai sacrificato perché dovevi stare su quel libro, anche con duecento gradi all’ombra, mentre tutti andavano al mare, a studiare quella materia che ti annoiava da morire.
È in quella volta in cui nonostante tu abbia pianto, sia stato male, sei riuscito a trovato quella forza per non arrenderti. È in quell’esame da cui ti sei alzato insoddisfatto, ma consapevole che il tuo obiettivo era comunque un po’ più vicino.
È in quell’amaro che ti resta in bocca quando qualcosa non va come speri, nonostante il tuo impegno, o quando non ti sei impegnato quanto avresti dovuto.
È in quella volta che avresti preferito essere con i tuoi amici,fuori, ma l’ansia di quell’esame non te l’ha permesso, e sei stato a casa, e ti sei svegliato nel bel mezzo della notte ripetendo quella materia.
È in quella sveglia biologica che non ti fa riposare bene la notte e non ti fa dormire la mattina, quando per un giorno vorresti rallentare.
È nel sangue che ti scorre nelle vene, è nell’immagine degli eroi che vorresti emulare, è in quella gioia nel riuscire a ripetere il giorno prima di un esame concetti che all’inizio ti sembravano inafferrabili.
Non sempre è possibile trovare un senso logico nelle scelte prese, non sempre è scontato che la vita che hai scelto sia fatta per te.
Non tutti hanno la fortuna di amare quel che fanno, e non tutti hanno la fortuna di non perdere mai d’occhio il proprio obiettivo.
Però se non hai mai cambiato strada, per tutti i motivi del mondo, con tutte le difficoltà che hai dovuto affrontare, puoi credere di aver trovato in te quella risposta che per anni hai cercato al di fuori di te. Anche se neanche questo basterà per smettere di tormentarti.
“Non riuscirò mai”, non esiste. Esiste solo chi vuole riuscire.
Gli uomini che hanno lasciato un’impronta in questo mondo, avevano tutti i dubbi, le incertezze, le paure che hai tu, che ho io, che ha l’essere umano.
È vero, hai ventidue anni. Non ne hai più quindici, e non ne hai più neanche diciotto. Però non ne hai neanche settanta, quindi il mondo te lo devi mangiare!
Beatrice Pennisi